E’ di quattro vittime il bilancio del sequestro avvenuto nel negozio kosher francese due giorni fa, venerdì 9 gennaio: oggi, a Parigi, si terrà una manifestazione in omaggio di coloro che hanno perso la vita, sia nella strage di Charlie Hebdo che in quella dell’alimentari. La marcia partirà alle 18.00 e verso le 18.30 passerà anche davanti al negozio dove è avvenuto l’attentato che ha scosso nuovamente la capitale francese e il mondo intero. Sono noti i nomi delle vittime brutalmente uccise dai terroristi Amedy Coulibaly, 32 anni, e dalla sua compagna Hayat Boumeddiene: sono quattro uomini, due dei quali giovanissimi, tutti quanti ebrei. Il più giovane si chiamava Yoav Hattab, di 21 anni, ed era il figlio del gran rabbino di Tunisi. Si trovava in Francia per completare gli studi. Solo un anno più grande di lui, ha perso la vita anche Yohan Cohen, insieme a Philippe Braham di circa quarant’anni e a Francois-Michel Saada di circa sessanta. Alcuni testimoni, che erano all’interno del negozio durante la strage, hanno raccontato che è stato proprio Cohen a cercare di sottrarre l’arma a Coulibaly, senza però riuscire a sparargli a causa di un malfunzionamento dell’arma stessa. In seguito a questo gesto, Yohan Cohen è stato immediatamente freddato dal terrorista.



Occhi scuri, capelli castani lunghi, carnagione chiara, viso d’angelo. È lei, Hayat Boumeddiene, la terrorista che indossa il velo ed è armata, ricercata dalla polizia francese, compagna di Amedy Coulibaly, il sequestratore del negozio Kosher di Parigi, che è stato ucciso nel blitz delle forze speciali. La sua conversione risalirebbe a maggio del 2009, quando smette di indossare vestiti all’occidentale per abbracciare il velo. Abbandona il suo lavoro da cassiera, sposa Coulibaly con il rito religioso islamico. Si trasferiscono nel dipartimento del Cantal, nella regione dell’Alvernia, sotto la vigilanza dell’estremista islamico Djamel Beghal. Ma secondo il ministero dell’Interno, la donna “armata e altamente pericolosa”, si trova in Siria. Lo si è saputo ieri. Ha infatti preso il volo Madrid-Istambul del 2 gennaio. Poi, come segnalano i servizi turchi, avrebbe passato la frontiera con la Siria l’8 gennaio e non ha utilizzato il biglietto del 9 per il ritorno. La conseguenza è che la donna non ha preso direttamente parte ai crimini del marito, come era stata l’ipotesi in un primo momento. Hayat pensava alla guerra già da tempo e gli attentati di Parigi probabilmente erano anch’essi organizzati da tempo. Dall’analisi dei tabulati telefonici è emerso che nel 2014 Hayat aveva fatto 500 telefonate alla compagna di Said Kouachi, uno dei due fratelli che ha compiuto la strage al Charlie Hebdo. Probabilmente le due erano amiche. La donna, secondo il sito “Le Parisien”, sarebbe partita con un uomo “il cui fratello sarebbe conosciuto dai servizi segreti francesi”. Intanto sono scattate le perquisizioni nell’appartamento dove viveva insieme al suo compagno. Alcuni testimoni hanno riferito di aver visto la donna giovedì sera mentre scendeva da un taxi a Parigi insieme al suo compagno. (Serena Marotta)

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