Sono centinaia i cadaveri sparpagliati nei boschi della Nigeria in seguito a quello che Amnesty International ha definito come “il più sanguinoso massacro” da parte di Boko Haram. Mike Omeri, portavoce del governo, ha dichiarato che venerdì sono proseguiti gli scontri per riconquistare Baga, la cittadina al confine con il Ciad. Lo scorso 3 gennaio Boko Haram aveva conquistato la base militare per poi entrare nel centro abitato di Baga nella giornata di mercoledì. I media hanno parlato di 2mila vittime, anche se si tratta ancora di calcoli approssimativi. Ne abbiamo parlato con Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos, città nel Nord Est della Nigeria.



Monsignor Kaigama, quanti sono veramente i morti dopo l’ultimo attacco di Boko Haram?

Non abbiamo numeri esatti sulle persone uccise da Boko Haram a Baga. Ma il gruppo terroristico è noto per essere sanguinario.

Perché Boko Haram ha scelto di attaccare proprio Baga?

Fa parte di una strategia espansionistica. Boko Haram sta cercando di espandere i suoi territori, e ricordiamoci che il suo obiettivo è quello di creare un califfato islamico. Catturano quindi villaggi, piccole città e governi locali, in modo da riuscire gradualmente a controllare un territorio sempre più grande, i cui confini sono Camerun, Niger e Ciad. Una volta che Boko Haram riuscirà a controllare totalmente quest’area, uccideranno e distruggeranno chiunque farà resistenza. I fatti sono questi, e una volta che sarà stato instaurato il califfato islamico, l’unica alternativa sarà tra cooperare con la loro visione e la loro strategia o essere uccisi.



I civili uccisi a Baga erano cristiani o musulmani?

In parte cristiani e in parte musulmani, anche se non resterei sorpreso se la maggioranza delle vittime fosse di fede islamica. Nell’area coinvolta dal massacro ci sono alcuni villaggi cristiani che erano già stati catturati da Boko Haram, ma a Baga ci sono più musulmani che cristiani.

Che cosa ne pensa della scelta di Goodluck Jonathan di ricandidarsi per le elezioni presidenziali?

Goodluck Jonathan si è ricandidato, sta portando avanti la campagna per essere rieletto e spera di vincere. La costituzione nigeriana gli garantisce la libertà di presentarsi per un secondo mandato, e quindi nessuno può fare nulla per impedirglielo. Comunque andranno le elezioni, il compito del nuovo presidente sarà quello di combattere il terrorismo e di mettere fine alla terribile situazione che sta attraversando il Paese. Anche se mi aspetto che purtroppo la guerra sarà ancora lunga. A sfidarsi sono lo stesso Jonathan, un cristiano del Sud, è Muhammadu Buhari, un musulmano del Nord.



 

Il Paese è spaccato in due tra cristiani e musulmani?

E’ vero che Buhari è un musulmano del Nord e che Jonathan è un cristiano del Sud, ma questo non vuol dire che la Nigeria sia divisa né dal punto di vista religioso né geografico. In entrambi i principali partiti politici c’è un mix eccellente di cristiani e musulmani. Il Partito Democratico del Popolo (Pdp) guidato da Jonathan comprende numerosi esponenti musulmani. Allo stesso modo nel Congresso di Tutti i Progressisti (Apc) di Muhammadu Buhari ci sono numerosi cristiani. Non è quindi possibile immaginare o creare una divisione politica tra cristiani e musulmani.

 

Dopo gli attacchi di Parigi, l’islam è una minaccia per il mondo intero?

Dobbiamo fare una distinzione tra l’islam come religione e le persone che lo praticano in modo fondamentalista. Ci sono diversi movimenti, per esempio nel Nord, Ovest ed Est della Nigeria, che praticano l’islam come una religione di pace. E poi c’è una minoranza che vuole solo uccidere e distruggere per seminare il terrore a livello globale. Occorre quindi compiere una distinzione tra l’islam normale e moderato, il cui messaggio centrale è la pace, e i gruppi estremisti violenti.

 

(Pietro Vernizzi)