Capi di governo e sindaci donne spariscono dalla fotografia dei capi di stato che hanno preso parte domenica alla marcia per la pace di Parigi. Grazie a un semplice colpo di photoshop infatti, il quotidiano israeliano, considerato ultraortodosso, The Announcer, ha cancellato dalla foto il primo ministro tedesco Angela Merkel, il commissario europeo Federica Mogherini e il sindaco di Parigi Ann Hildalgo e altre donne che vi erano fotografate. Solo uomini dunque, in rispetto di una ortodossia religiosa, quella ebraica, che in casi come questi mostra evidenti punti di contatto con quella islamica.
Il 7 gennaio sia la Giornata Mondiale della Satira in memoria delle vittime dell’attentato a Parigi. La proposta arriva da Change.org, dove è stata lanciata una petizione. “Un modo – scrivono i promotori – per ricordare tutti coloro che hanno difeso e si trovano a difendere al prezzo più alto, la vita, uno dei diritti fondamentali e irrinunciabili dell’Uomo: la libertà di esprimersi e di dissentire pacificamente”. “E’ un modo – si legge ancora – per fare nostre le parole pronunciate il 6 gennaio 2015 da Charb: ‘Se iniziamo a porci la domanda se abbiamo o meno il diritto di disegnare Maometto, se sia pericoloso o meno farlo, la domanda successiva sara`, possiamo rappresentare dei musulmani nel giornale? E poi sara` se possiamo rappresentare degli esseri umani nel giornale, e alla fine non rappresenteremo piu` nulla e il gruppo di estremisti che si agitano nel mondo e in Francia avra` vinto'”.
Scatterà da oggi il nuovo piano sicurezza deciso ieri a Roma: 400 agenti in più, potenziare la vigilanza al centro storico intorno ai palazzi del potere, proteggere gli obiettivi ritenuti a rischio e telecamere puntate 24 ore su 24 sul Vaticano. Il prefetto Giuseppe Pecoraro ha ampliato la vigilanza, tra carabinieri, polizia e guardia di finanza nelle sedi dei giornali, scuole straniere, ambasciata francese, San Pietro, Camera e Senato e il quartiere ebraico. Tutto dopo l’attentato di Parigi alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo. Interdetto al transito di automobili, già da domenica pomeriggio, il quartiere ebraico. “Il servizio in Vaticano – ha spiegato il dirigente della Digos romana, Diego Parente – era già cospicuo e sostanzioso ed è stato rivisto come tutto il sistema di sicurezza della città”. Le telecamere di San Pietro sono di continuo monitorate da una squadra di agenti della sala operativa della questura e c’è un continuo scambio di informazioni anche sul traffico aereo.
Charlie Hebdo torna domani in edicola a pochi giorni dalla strage che ne ha decimato la redazione. In copertina il profeta Maometto che stringe il cartello simbolo di quanto avvenuto, quello con la scritta Je suis Charlie, una lacrima che fuoriesce da un occhio e la scritta che campeggia in alto: tutto è perdonato. Una satira ammantata da tristezza, ma anche da feroce ironia, quella scelta dai superstiti del giornale, per chi invece si aspettava qualche immagine blasfema tipica del giornale. Secondo le prime indiscrezioni, bersaglio della satira del numero post massacro sarebbero anche tutti quegli occidentali che avrebbero cavalcato quanto successo per i propri interessi. Il numero è stato preparato nella sede del quotidiano Libération che ha ospitato i redattori di Charlie in questi giorni ed è stato tradotto in sedici lingue incluso l’arabo. In Italia sarà distribuito insieme al Fatto quotidiano di domani. L’immagine della copertina è stata postata su twitter ieri sera. C’è anche chi ha fatto i conti in tasca all’operazione: per un giornale che normalmente tira circa 40mila copie, passare a tre milioni sarà certamente una iniezione di denaro fresco che servirà alle sempre disastrate casse del giornale stesso. Secondo l’avvocato Richard Malka che rappresenta il giornale, “non retrocederemo di un centimetro, lo spirito del giornale implica anche il diritto di essere blasfemi”.