Tutto il mondo parla del caso di Raif Badawi, un blogger dell’Arabia Saudita condannato a dieci anni e mille frustate per aver aperto online un forum dove discutere liberamente di argomenti come la fede musulmana. I suoi commenti sono stati interpretati come offensivi da parte delle autorità saudite e l’uomo ha ricevuto tale pesantissima condanna. Oltre ai molti anni di galera, Badawi deve anche subire la pena corporale, suddivisa in 50 frustate alla settimana, il venerdì dopo la preghiera, per una durata di venti settimane. Un accorato appello è adesso giunto dalla moglie dell’uomo, sulle pagine di diversi media inglesi. Ensaf Haidar vive come rifugiata politica in Canada con i tre figli della coppia e non vede il marito da ben quattro anni, da quando l’uomo è stato arrestato nel 2011. Ensaf ha definito Raif un prigioniero di coscienza innocente di ogni accusa a lui rivolta, e ha definito quello saudita un governo criminale e teme che il marito possa morire per via delle frustate a cui è sottoposto. Lo stanno uccidendo settimana dopo settimana ha detto. Secondo molti esperti infatti Raif avrebbe bisogno di cure ospedaliere dopo ogni serie di frustate e si crede anche che il suo fisico non possa reggere il totale di frustate che deve subire nelle prossime settimane. Raif prima di venir arrestato, nel 2009 subì la chiusura di ogni conto bancario e il divieto di lasciare il paese. Inizialmente era stato accusato di apostasia, di rinuncia cioè all’islam, una accusa che avrebbe potuto costargli la decapitazione. L’accusa venne poi cambiata dall’Alta corte saudita in tentativo di rovesciare il regime saudita incitando la popolazione con insulti alla magistratura. Venne condannata a sette anni di carcere e a 600 frustate, poi dopo essere ricorso in appello venne condannato a dieci anni e mille frustrate con l’aggiunta di aver insultato l’islam. Le esecuzioni si svolgono in pubblico dopo la preghiera del venerdì: durante la prima serie di frustate la scorsa settimana era presente in piazza anche la sorella di Raif, che ha raccontato come il fratello non si sia mai lamentato durante la punizione.