Richard Page, giudice di pace inglese, 68 anni di età e cristiano evangelico di fede, è incorso in un caso che appare assai inquietante. La scorsa estate Page, insieme ad altri giudici, era chiamato a sentenziare sul caso di una adozione da parte di una coppia gay. Durante una seduta privata con gli altri colleghi, Page ha sollevato obiezioni sul caso, dicendo che non era d’accordo che il bambino fosse affidato a due persone dello stesso sesso e che secondo lui era meglio venisse dato in affido a una coppia etero. Nessuno degli altri giudici fu d’accordo con lui, ma quel che è peggio è che qualcuno si lamentò di lui presso le autorità. Ecco cosa è accaduto: Page è stato sospeso dal suo ruolo chiedendo che venisse trasferito a ruoli molto più bassi di quello che ha adesso. “Hanno detto che ho una mentalità chiusa per via delle mie convenzioni cristiane” ha raccontato il giudice “e che non potevo mettere le mie convinzioni di fede sopra i diritti delle coppie dello stesso sesso”. Sono intervenuti il ministro della giustizia Chris Grayling e il presidente della Suprema Corte inglese che hanno emesso un rimprovero ufficiale nei suoi confronti e un ordine di rieducazione. Come riporta il sito Lifenews.com, numerosi sono gli studi internazionali che dimostrano come i bambini dati in affido a coppie gay hanno maggiori problemi relazionali ed emotivi dei figli di coppie eterosessuali. Lo stesso Page ha lavorato a lungo prima di diventare giudice come esperto nel campo della salute mentale: i problemi causati da esperienze infantili negative non si presentano negli adulti fino ai 40 o 50 anni di età ha spiegato. Le coppie gay, ha aggiunto, possono adottare da circa una decina di anni e quindi non ci sono dati sufficienti per arrivare a dire che questo tipo di adozioni non presenti dei problemi. In ogni caso, ha aggiunto, non ha mai messo le sue convinzioni religiose al di sopra del suo lavoro: “Ho solo cercato di mettere l’interesse del bambino prima di quello dei genitori, ho pensato che per lui sarebbe stato meglio con un padre e una madre”. Adesso ha intenzione di rivolgersi alla Corte europea di giustizia.