Middle East Eye, un sito che monitorizza il Medio Oriente e i paesi islamici, ha rilasciato in questi giorni uno studio comparativo fra il sistema di giustizia dell’Arabia Saudita e quello dello Stato islamico governato dai terroristi dell’Isis. Alla luce di fatti recenti come la condanna a mille frustate (e dieci anni di galera) a un blogger liberale e la decapitazione in piazza di una donna accusata di omicidio in Arabia, lo studio mostra in modo inquietante come non ci siano grandi differenze fra i terroristi e uno dei paesi arabi maggiormente alleati militarmente ed economicamente con l’occidente. Alcuni esempi: la blasfemia,l’omosessualità, l’omicidio e il tradimento in tutti e due i casi sono puniti con la pena di morte. L’adulterio in caso di coppie sposate viene punito da Isis e Arabia Saudita allo stesso modo, con la morte per lapidazione mentre l’adulterio se non si è sposati vengono puniti con cento frustate e l’esilio per un anno da Isis e cento frustate dall’Arabia. Il furto viene punito da entrambi con il taglio di una mano mentre il furto organizzato con omicidio e rapina per Isis vale la crocifissione e per l’Arabia Saudita la pena di morte. Unica differenza sostanziale è la calunnia e l’uso di alcolici che Isis punisce con 80 frustate e l’Arabia Saudita lascia alla discrezione del giudice. Come si vede, ben poca differenza in un quadro di punizioni che non comprendono minimamente i diritti umani, anche se ovviamente il numero di condanne a morte in Arabia Saudita è certamente minore di quello dell’Isis.