La buona notizia è che le patate ci sono, quella cattiva è che ci sono anche altri quattordici elementi, tutti di natura chimica. E’ la stessa azienda MacDonald’s ad aver permesso di sapere cosa c’è nelle tanto amate e apprezzate patatine fritte consumate a quintali nei suoi fast food. Grant Imahara, noto conduttore televisivo americano, ha infatti avuto il permesso di visitare gli stabilimenti dell’Idaho dove si producono le patatine per il mercato americano, potendo anche documentare il tutto con un video. Innanzitutto il mix di patate: le qualità usate sono Russet Burbank, Ranger Russet, taglio Umatilla Russet e Shepody che vengono sbucciate e fatte bollire prima di essere fritte. Arriva poi il bagno di salse attraverso cui passano le patatine: una miscela di olio di canola, olio di soia, olio di soia idrogenato, aroma naturale al manzo, grano idrolizzata, latte idrolizzato, acido citrico e polidimetilsilossano, un composto chimico prodotto per reazione diretta tra silicio e cloruro di metile. Niente paura: la sostanza chimica, assicurano, è del tutto innocua e viene usata per fermare la cottura della schiumatura di grasso prodotta dalle patate. Coì come un’altra sostanza chimica, il Terz-butil-idrochinone, composto organico aromatico a base di petrolio. Lo zucchero di destrosio viene poi spruzzato sulle patatine per assicurare che mantengano un colore oro mentre dell’acido di sodio pirofosfato viene aggiunto per impedire che diventino grigie. Finito il trattamento vengono congelate e inviate nei fast food dove vengono fritte nuovamente. Il contenuto è: 510 calorie, 6 grammi di proteine, 24 grammi di grassi, 67 grammi di carboidrati e 290 milligrammi di sodio.