Ricorre quest’anno il centenario del cosiddetto genocidio armeno, il massacro del popolo armeno avviato il 24 aprile 1915 da parte dei turchi ottomani. Ancora non chiaro il numero esatto delle vittime, ma gli storici ipotizzano non meno di un milione e mezzo di persone uccise o morte di stenti durante le marce della morte. Nel periodo precedente alla prima guerra mondiale, nell’impero ottomano si affermò il governo dei “Giovani Turchi” che avviò operazioni di sterminio, arresti e deportazioni nei confronti degli armeni, considerati l’ostacolo maggiore sulla strada verso la creazione di uno stato nazionale turco. Ancora oggi gran parte della popolazione turca nega il genocidio armeno, dicendosi convinta che il governo non debba riconoscerlo: lo ha rivelato un recente sondaggio effettuato in Turchia, dal quale è emerso che solo per il 9,1% dei cittadini si è trattato effettivamente di genocidio. Lo stesso presidente turco Erdogan ha espresso l’anno scorso le sue condoglianze per lo sterminio (non era mai accaduto prima) ma senza parlare espressamente di genocidio: “Il 24 aprile reca un particolare significato per i nostri cittadini armeni e per tutti gli armeni nel mondo, e offre una notevole opportunità di condividere liberamente opinioni su una materia storica”, si leggeva in un comunicato. “Non è oggetto di disputa il fatto che gli ultimi anni dell’impero ottomano furono un periodo difficile, pieno di sofferenze per i turchi, i curdi, gli arabi e gli armeni, e per milioni di altri cittadini ottomani, senza distinzione per le loro religioni o per le etnie d’origine”.