Sei punti di distacco nei sondaggi separano il partito Syriza di Alexis Tsipras e Nea Dimokratia di Antonis Samaras a due giorni dalle elezioni parlamentari: le due liste sono rispettivamente al 32,5% e al 26,5%. Ad accendere i toni è soprattutto il rispetto dei patti con la Troika. Tsipras ha dichiarato che “non rispetterà accordi firmati dal suo predecessore”, ed ha poi aggiunto che “il nostro partito rispetta gli obblighi che derivano dalla partecipazione della Grecia alle istituzioni europee. Ma l’austerità non fa parte dei trattati di fondazione dell’Ue”. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, gli ha subito risposto che “la Grecia non può fare parte del programma di Quantitative easing a meno che non resti all’interno del piano di riforme concordato”. Ne abbiamo parlato con il giornalista greco Dimitri Deliolanes.



Che cosa ne pensa del botta-risposta tra Tsipras e Schaeuble?

Mi sembra che la trattativa sia già incominciata.

Quali conseguenze avrebbe l’esclusione della Grecia dal Quantitative easing?

Chi decide è Schaeuble?

In teoria no, ma in pratica?

Schaeuble fa il suo gioco, che è sempre lo stesso, ma Tsipras farà il gioco della Grecia. Cambierà un po’ l’atteggiamento dei governi di Atene, che finora era: “Sissignore”. La trattativa consiste nello scendere a compromessi, se a Schaeuble non piacciono i compromessi lasci il suo posto a qualcun altro più flessibile di lui.



Tsipras sta alzando la posta per trattare?

Neanche per sogno. Il programma di Syriza consiste nel fare accordi alla pari con i partner europei, e nell’ignorare completamente la Troika. Se Christine Lagarde vuole incontrare il capo del governo greco ben volentieri. Ma quando manda uno dei suoi impiegati, che negli ultimi quattro anni hanno dimostrato tutta la loro ottusità, per decidere la politica economica che deve fare la Grecia, francamente non si merita neanche una parola di risposta.

Però anche la Bce ha fatto capire che la Grecia entrerà nel Qe solo se seguirà un programma di assistenza…



La Bce è un organismo in funzione europea, Draghi ha parlato di programma e quindi bisogna definirlo. Qual è questo programma? Il programma scaturirà a seguito di negoziati.

 

I titoli greci in questo momento sono in mano a Bce e Fmi…

Esatto, i titoli greci non sono in mano ai privati e questo rappresenta un grosso vantaggio.

 

Il problema è della Troika, non dei greci.

Quello che voglio sottolineare è piuttosto che si tratta di un problema politico. Se i titoli sono in mano a delle istituzioni, saranno queste ultime a decidere se devono fare l’haircut oppure no. Mentre invece se sono in mano ai privati è più difficile convincerli del fatto che bisogna rinunciare ai loro soldi per ragioni politiche.

 

La credibilità della Grecia non ne risentirebbe?

Se Tsipras sarà eletto, ciò avverrà proprio perché non rispetta i famosi Memorandum, perché questo è il suo programma. Il precedente governo greco si era impegnato a fare determinate cose, ma al suo posto arriva un altro governo. È la regola della democrazia, per questo cambiano i governi.

 

In vista del voto di domenica, come si sta muovendo Nea Dimokratia?

Nea Dimokratia si sta muovendo in modo allucinante, nel senso che Antonis Samaras sta rispolverando espressioni da guerra civile dell’anticomunismo anni ’50, ampiamente dimenticati, ed è arrivato a parlare di “fascisti rossi” o “argine al totalitarismo”. Il ministro della Sanità di Nea Dimokratia ha parlato di “difendere con le armi la democrazia dal comunismo come hanno fatto i nostri padri e i nostri nonni”. È quindi una situazione davvero molto pericolosa.

 

E gli altri partiti?

Gli altri partiti, come succede in ogni elezione, stanno cercando di guadagnare il più possibile, ma il vero problema è chi riuscirà a superare la soglia di sbarramento. Alba Dorata, Comunisti e To Potami di Stavros Theodorakis entreranno sicuramente in Parlamento, tutti gli altri sono in dubbio. Bisognerà quindi vedere chi riuscirà a sopravvivere e chi sarà disposto a compiere un’alleanza con Tsipras nel caso in cui Syriza non riuscisse ad avere la maggioranza assoluta.

 

(Pietro Vernizzi)

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