“Attentati terroristici così efferati e gratuiti allontanano sempre più dall’Isis quella parte stessa del mondo islamico che all’inizio aveva sostenuto il Califfato”. Lo afferma padre Samir Khalil Samir, Teologo e docente di islamologia e cultura araba nell’Università St Joseph di Beirut. Ieri quattro terroristi si sono asserragliati all’hotel Corinthia di Tripoli, in Libia, e quando si sono resi conto di non avere scampo si sono fatti saltare per aria. Il bilancio è di 13 persone, i quattro attentatori e altre nove vittime. L’Isis ha rivendicato l’attentato motivandolo come una vendetta per la morte di un terrorista avvenuta nelle carceri statunitensi.
Padre Samir, che cosa ne pensa di questa nuova strage per mano dell’Isis?
Quanto è avvenuto dimostra che l’Isis non ha nessuno scrupolo a uccidere chiunque. Anzi è pronta, anche se fosse per un solo prigioniero, a togliere la vita decine di persone senza tener minimamente conto della loro innocenza. E’ solo una vendetta cieca per la morte del terrorista Abu Anas al-Libi, deceduto il 2 gennaio in una prigione americana. L’attentato ha come vero scopo quello di terrorizzare il mondo intero, Occidente e Medio Oriente, e rappresenta un attacco cieco e immotivato che mostra come quello dell’Isis non sia un progetto fondato su principi islamici.
L’Isis non proclama di agire proprio in nome dell’Islam?
Quelli del gruppo di Al-Baghdadi sono dei puri atti terroristici che probabilmente susciteranno una reazione nello stesso mondo islamico, più ancora che nel mondo occidentale. E’ una guerra per la conquista di territori islamici, e ciò comporta il grave rischio che chi lo sosteneva, come l’Arabia Saudita o il Qatar, comincino a cambiare la loro posizione e a combattere l’Isis. Quella in corso è un’aggressione cieca e ingiustificabile attraverso il ricorso all’Islam. I terroristi non attaccano dei “miscredenti” o delle persone che secondo la Sharia islamica meritano la morte. Lei ha detto che le azioni terroristiche dell’Isis sono condannabili anche alla luce del vero Islam.
Ma il Corano si esprime chiaramente contro la violenza?
La violenza legalmente giustificabile dal Corano è ben precisa. Normalmente riguarda situazioni di autodifesa o quando in una guerra si confrontano Islam e miscredenti. Secondo il Corano ebrei e cristiani non fanno parte dei miscredenti, e lo stesso vale anche per lo scontro tra sunniti e sciiti. Nel modo di fare la guerra secondo lo stesso Corano non tutto è permesso. La barbarie dell’Isis non è normale nella visione islamica. Torniamo alla Libia.
Quali sono i rapporti tra l’Isis e la coalizione jihadista che controlla Tripoli?
Tra i jihadisti libici ci sono certamente dei simpatizzanti dell’Isis. Ad accomunarli è la stessa matrice terroristica, la brutalità e il fatto di utilizzare l’Islam come giustificazione. Eppure il mondo islamico rigetta sempre di più questi gruppi, convinto del fatto che la loro non è più un’azione in nome dell’Islam. All’inizio un musulmano poteva illudersi che i seguaci di Al-Baghdadi stessero attaccando persone di un’altra religione, come cristiani e yazidi, o appartenenti a un Islam “diverso”, come sciiti e alawiti. Ma ormai è evidente a tutti che non è così, perché l’attentato di ieri ha colpito la Libia sunnita. Insomma quella dell’Isis è diventata una pura politica per conquistare nuovi territori.
Qual è il significato delle nuove minacce con cui l’Isis ha annunciato che si impadronirà di Gerusalemme e di Roma?
Gerusalemme significa Israele, Roma la Chiesa cattolica che agli occhi del mondo islamico è il Cristianesimo per eccellenza. Dopo aver riconquistato il mondo islamico, finito nelle mani di “eretici” e “miscredenti”, l’Isis mira a dominare Ebraismo e Cristianesimo. Per l’Islam esistono solo le tre grandi religioni monoteistiche, le altre non contano. Nella visione dell’Isis, l’Islam deve trionfare e la soluzione provvisoria è che da un punto di vista giuridico si accettano ebrei e cristiani purché questi ultimi non si rifiutino di essere sottomessi. In caso contrario devono essere eliminati.
(Pietro Vernizzi)