“Erdogan è tutt’altro che un partner affidabile per Europa e Stati Uniti, ed è probabile che sia stato lui ad aprire intenzionalmente i rubinetti dei migranti. L’attentato di Ankara però finisce paradossalmente per rafforzarlo”. Lo afferma Marcello Foa, giornalista e docente di Comunicazione nell’Università della Svizzera Italiana. Ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel si è recata in Turchia per incontrare il primo ministro Ahmet Davutoglu e discutere con lui delle tematiche relative all’immigrazione. Il 1° novembre la Turchia va al voto, dopo che lo scorso giugno il partito di Erdogan, l’AKP, era sceso dal 49% al 40%. Da tempo Erdogan persegue una politica neo-ottomana che ambisce a fare della Turchia un leader dell’intero Medio Oriente.



Foa, queste elezioni potrebbero segnare il tramonto della politica di Erdogan?

Fare previsioni sul voto turco oggi è molto difficile. Viste le sue ultime evoluzioni, mi chiedo però se Erdogan sia il migliore interlocutore per l’Ue.

Perché?

Sappiamo che il direttore del quotidiano turco Zaman, Bulent Kenes, è stato arrestato per un tweet contro Erdogan. In più occasioni il presidente turco ha dato prova di utilizzare con eccessiva severità le leggi contro la libertà di stampa in Turchia. Ha così dimostrato che la sua concezione democratica è quantomeno discutibile rispetto ai nostri standard. Ma soprattutto Erdogan ha un’agenda molto islamista.  



Perché l’Occidente ha deciso di scommettere su Ankara?

Gli Stati Uniti e una parte dell’Ue hanno sempre ritenuto che Erdogan fosse il leader islamico moderato con il quale si può dialogare. La realtà però sta dimostrando che Erdogan è un islamista convinto e tutt’altro che un moderato. Al contrario persegue un’agenda di islamizzazione della Turchia, con una gestione molto forte e secondo alcuni autoritaria del potere. Un personaggio che ha queste caratteristiche non può essere considerato affidabile.

Lo scorso 11 ottobre un attentato ad Ankara ha ucciso 128 persone. Quali conseguenze può avere sulle prossime elezioni?



Quando una nazione è sottoposta a un forte shock e si perdono vite innocenti, la maggior parte dell’opinione pubblica si ricompatta intorno al potere costituito. E’ quanto è avvenuto negli Stati Uniti dopo l’11 settembre, o in Italia ai tempi delle Brigate rosse. Quando un fatto drammatico si verifica nell’imminenza delle elezioni, di solito gli elettori si riuniscono intorno al presidente uscente. A meno che quest’ultimo, ed è il rischio che corre Erdogan, sia ritenuto responsabile per non essere riuscito a impedire la strage.

Secondo lei chi c’era dietro quell’attentato?

Non si sa chi siano i veri mandanti di questo attentato. Io continuo a non credere che l’Isis abbia colpito volutamente la Turchia. Diversi rapporti di intelligence hanno dimostrato che la Turchia è tra i Paesi che hanno favorito l’ascesa dello stato islamico anche attraverso finanziamenti.

 

Eppure la Turchia è ufficialmente in guerra contro l’Isis …

E’ solo una posizione di facciata. Quando alcuni mesi fa sono stati annunciati i bombardamenti turchi contro l’Isis, in realtà sono andati a colpire i curdi. L’Isis quindi non farebbe mai un attentato per destabilizzare quello che in realtà è un amico. E’ quindi anche possibile che gli uomini del califfato abbiano voluto fare un favore a Erdogan.

 

Ieri intanto la Merkel è stata in visita ad Ankara. Qual è il senso di questo viaggio?

E’ evidente che la Germania a sua volta è piuttosto in difficoltà. La Merkel ha avuto un atteggiamento molto oscillante: prima ha detto di no ai profughi, poi sull’onda dell’emozione per la morte del piccolo Aylan li ha accolti e quindi ha chiuso nuovamente le porte. L’auspicio della Merkel è che i profughi si fermino il più possibile lontano dalle sue frontiere, meglio se in Turchia, Grecia e Italia.

 

E’ possibile che il mese scorso la Turchia abbia aperto le valvole dei migranti per scelta politica?

Sì, è possibile. A risultare strano è stato però non solo il comportamento della Turchia, ma anche quello delle organizzazioni che si occupano dell’accoglienza dei profughi. Le Ong hanno detto di avere esaurito i fondi, e quindi di non potere più trattenere i migranti nei campi profughi. Di fronte a un’emergenza mondiale, ci si aspetterebbe che i fondi di cui hanno bisogno siano rapidamente reintegrati, e a questi livelli non è difficile reperire alcune decine o centinaia di milioni di euro. Qualcuno però ha preferito aprire le valvole.

 

(Pietro Vernizzi)