Angela Merkel si è recata in visita in Turchia, dove ha incontrato il presidente Erdogan e il primo ministro Ahmet Davutoglu. Il capo di Stato turco ha chiesto alla Cancelliera di accelerare il processo di adesione di Ankara all’Unione Europea. La Merkel ha risposto di essere disponibile a farlo, purché la Turchia collabori sulla gestione dei profughi. Secondo padre Samir Khalil Samir, gesuita egiziano e uno dei massimi studiosi del mondo islamico, “la Turchia finora non ha fatto nulla né per accogliere e integrare i rifugiati né per risolvere la crisi siriana, e soprattutto la politica di Erdogan non c’entra nulla con l’Europa. Il presidente turco non è un interlocutore affidabile per l’Occidente”.



Padre Samir, è giusto che si riparli di un ingresso della Turchia nell’Ue?

Un conto era la Turchia di Kemal Ataturk, un altro quella attuale. Erdogan sta chiaramente cercando di re-islamizzare il modo di vivere e le norme comuni. Lo sta facendo passo passo ma sistematicamente. Ha già reintrodotto il velo nelle università, ma è arrivato anche a scelte che in taluni casi caratterizzano i fondamentalisti.



Alcuni però definiscono quello di Erdogan un “islamismo moderato”…

Un anno e mezzo fa c’era stata la reazione dei giovani i quali, per esprimere il fatto che non erano favorevoli all’islamizzazione, andarono in strada con una birra in mano. Era un simbolo del loro rifiuto dell’islamizzazione della Turchia. In questo senso Erdogan non è un moderato.

Ha senso uno scambio politico sui rifugiati?

Mi sorprende che la Merkel abbia riaperto il capitolo dell’ingresso della Turchia nella Ue, e soprattutto che lo abbia fatto in cambio dell’aiuto ai migranti. In realtà la Turchia non ha fatto nulla per accogliere i rifugiati: è stata costretta semplicemente a farli entrare per la pressione alle sue frontiere, ma poi non li ha aiutati. Trovo dunque sorprendente che l’Europa giunga a proporre questo “do ut des”.



La Turchia ospita 2 milioni e mezzo di migranti. Le sembra poco?

La vera questione è in che modo li ospita. Il Libano ha accolto un milione e mezzo di profughi, pur avendo soltanto 4,5 milioni di abitanti. Beirut fornisce ai migranti luoghi per dormire e dà ai bambini la possibilità di andare a scuola. La stessa Giordania, con 6,5 milioni di abitanti, ospita oltre un milione di rifugiati. In proporzione chi fa di più è il Libano.

Eppure Erdogan rivendica di avere fatto la sua parte …

Non mi sembra che la Turchia stia facendo qualcosa per aiutare i siriani, e quindi non comprendo perché da un momento all’altro le si debba dare l’ok per entrare nell’Ue. Nel 2006 l’allora presidente della Commissione Ue Barroso dichiarò che la Turchia non sarebbe entrata nell’Ue prima del 2021. Se c’è la sincera volontà di entrare nella visione giuridica europea, allora le cose potrebbero cambiare.

Un domani anche alla Libia si potrebbe proporre lo stesso scambio se ferma i flussi dei migranti. Non è paradossale?

E’ proprio ciò che intendo dire. Mi domando che cosa ci sia di europeo nella Turchia. Soltanto una parte di Istanbul si trova nel Vecchio Continente, ma dal punto di vista geografico è difficile pretendere che la Turchia sia europea. Se si guarda all’approccio religioso e culturale, c’è ben poco di occidentale. E soprattutto l’intera Anatolia è lontanissima dal sistema e dalla visione europea.

 

Il fatto che la Turchia faccia parte della Nato può rappresentare una porta di ingresso naturale nell’Ue?

L’appartenenza della Turchia alla Nato è soltanto un fatto tattico. Di recente gli Usa si sono accordati con Ankara per l’intervento in Siria. L’obiettivo di Erdogan però è semplicemente quello di bloccare i curdi. La preoccupazione maggiore di Ankara è quella di evitare che i curdi di Iraq, Siria e Turchia si mettano insieme per costruire un loro Stato.

 

In concreto che cosa ha fatto Erdogan in Siria?

E’ intervenuto per fermare i curdi che lottano attivamente contro l’Isis, e non invece per aiutare a risolvere il problema siriano. Anzi in molti sospettano che le autorità turche lascino passare i volontari jihadisti verso Siria e Iraq, facendo il doppio gioco per motivi di interesse. Stati Uniti ed Europa non hanno un’autentica volontà di risolvere il problema della guerra in Medio Oriente.

 

(Pietro Vernizzi)