Una barca rovesciata, corpi che galleggiano introno. L’usuale drammatica immagine che accompagna il fenomeno dell’immigrazione. Questa volta la scena si svolge nel Mar Egeo non lontano dalle coste turche, diventata la via di maggior traffico – e morte – da quando i siriani hanno cominciato a fuggire lasciando il loro paese. Una barca di pescatori turchi si avvicina, pensando siano tutti morti quando scorgono un fagottino: mio Dio ma c’è anche un bambino esclama uno dei pescatori. Improvvisamente lo sentono agitarsi e piangere: è vivo. E’ così che alcuni pescatori hanno salvato un bambino di soli diciotto mesi finito in mare con la sua famiglia. Alla fine i pescatori riusciranno a portare in salvo ben 15 persone, delle oltre quaranta che si trovavano a bordo. Il bambino stava per morire di freddo, la pelle ormai bianca e gelata, lo hanno messo al caldo con una coperta e portato a terra. Adesso il bambino sta bene e ha ritrovato anche la mamma, sopravvissuta anche lei. Nel 2015 più di 2600 persone sono morte annegate cercando di attraversare il Mediterraneo.