Negli ultimi quattro anni la Russia è stata accusata di appoggiare gli sciiti contro i sunniti a causa del sostegno russo al regime di Assad, appoggiato dall’Iran e dal partito sciita libanese Hezbollah. Il segretario di Stato americano John Kerry ha avvisato la Russia che questo appoggio creerebbe un’inimicizia tra la Russia e il mondo sunnita. Ma questa accusa è stata respinta da parte del presidente del Consiglio dei mufti della Russia, mufti Ravil Gainutdin, annunciando il suo pieno appoggio all’operazione russa in Siria e rifiutando il gioco delle differenze confessionali.
Il 23 settembre scorso, durante la festa di al-adha, il presidente russo Vladimir Putin ha inaugurato l’apertura della grande moschea di Mosca insieme a diversi leader del mondo islamico. La moschea rappresenta un alto valore per la grande minoranza musulmana in Russia. Venerdì scorso la preghiera settimanale è stata guidata dall’imam saudita Maher al-Maeliki, l’imam del santuario della Mecca. Al-Maeliki, giunto a Mosca l’11 ottobre per inaugurare la sedicesima gara internazionale del Corano, viene considerato uno dei personaggi che godono della più alta stima nel mondo islamico.
Inoltre questo mese Mosca ha ospitato una conferenza intitolata “La religione islamica contro il terrorismo”, con la partecipazione di ulema da varie parti del mondo musulmano per discutere dell’estremismo e affrontarne la minaccia. Questa conferenza è stata realizzata sulla base di una proposta della delegazione del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e vi hanno partecipato rappresentanze di paesi come Egitto, Kuwait, Libano, Turchia, Iran, Indonesia e Pakistan. In quella sede Lavrov ha annunciato che l’Isis è un nemico comune anche per i musulmani, perché le sue azioni hanno un impatto fortemente negativo sull’islam. Venerdì scorso, Putin ha proposto alla Duma una legge che vieta — nel rispetto della libertà di fede garantita dall’articolo 28 della costituzione della Federazione russa — di considerare come letture che chiamano all’estremismo libri sacri quali la Bibbia, il Corano ed il Kangora (buddismo).
La Russia di oggi sta cercando di dimostrare al mondo islamico che la sua battaglia contro l’estremismo e l’islam politico, sia in Russia che nel Medio oriente, non contraddice il rispetto dello Stato nei confronti dell’islam come religione universale. Nel commentare i bombardamenti di obiettivi dell’Isis in Siria, il ministero della Difesa russo ha dichiarato che l’Isis usa le moschee per immagazzinare armi, confermando che in osservanza al rispetto delle moschee come luogo di culto gli aerei russi non possono bombardare quei depositi. Questo per far vedere che il suo intervento in Siria non rappresenta una crociata, come l’hanno descritto alcuni predicatori ed ulema sauditi. Il tentativo di Putin è quello di creare un’alleanza tra le grandi religioni contro il terrorismo e l’estremismo, creando delle istituzioni per riformare il dialogo religioso.
Ad esempio nel maggio scorso, durante la celebrazione del giorno della Vittoria, Il presidente del Consiglio dei mufti della Russia Gainutdin ha dichiarato il suo pieno appoggio alla proposta del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi di riforma del discorso religioso. Per Mosca comincia qui il contrasto all’estremismo e al terrorismo. Il sostegno a tutti i regimi laici contro l’islam politico che sta rappresentando una minaccia alla stabilità e all’esistenza di vari Stati in Medio oriente, ne è la conseguenza.