“Ha vinto la paura del caos, minacciata da Erdogan se non avesse vinto e fomentata dagli oltre mille morti che si sono contati dallo scorso giugno a oggi. Il voto totalmente inatteso dei turchi si spiega principalmente sulla base di questi elementi”. Lo afferma Nihal Batdal, osservatrice turca, esperta di questioni sociopolitiche del suo paese. L’AKP di Erdogan ha circa il 50% dei voti e 315 seggi su 550, quaranta in più della maggioranza assoluta ma 15 in meno della soglia necessaria per modificare la Costituzione. I repubblicani del CHP prendono il 25,4% e i nazionalisti dell’MHP il 12%, mentre l’HDP si ferma al 10,4%.



Come vanno letti i dati che assegnano la vittoria all’AKP?

Sulla base dei sondaggi nessuno si aspettava un risultato di questo tipo. Tutte le rilevazioni davano il partito di Erdogan al di sotto del 50%, e nella maggior parte dei casi risultava al 43%. Invece è arrivato al 50,22%.

Di quanto è cresciuto il partito di governo?



Rispetto alle elezioni di giugno, l’AKP è cresciuto di quasi il 9% dei voti con una partecipazione alle urne del 90%. Un’affluenza così alta nella storia politica della Turchia non era mai stata raggiunta, e ha superato quella degli stessi Paesi del Nord Europa. Ciò darà una grande carica psicologica all’AKP. Nel momento in cui stiamo parlando (domenica sera alle 20, Ndr) a Erdogan mancano ancora 15 seggi per cambiare la Costituzione. Se questa soglia dovesse essere raggiunta, avrà i numeri per introdurre il sistema presidenziale.

Come si spiega questo risultato inaspettato?

Ci leggo purtroppo un fallimento dell’opposizione, che dopo le elezioni del giugno scorso non è riuscita a formare una coalizione. Gli attentati del PKK hanno inoltre fatto perdere molti voti all’HDP, il partito dei curdi in Parlamento, che ha quasi rischiato di non riuscire a passare la soglia di sbarramento del 10%.



Che cosa ha convinto i turchi a votare per Erdogan?

Dopo le elezioni di giugno Erdogan aveva minacciato: “Il popolo turco deve scegliere tra la stabilità e il caos”. Questa affermazione ha creato molta paura tra la gente. Dopo le morti e gli attentati registrati negli ultimi mesi, il popolo turco ha deciso di scegliere la stabilità. Da giugno a oggi sono morte più di mille persone. Questo ha fatto sì che le persone fossero disposte ad accettare qualsiasi cosa pur di conservare la stabilità sociale ed economica.

Quanto ha influito la guerra contro i curdi nel Sud-Est del Paese?

Ha influito molto, e il paradosso è che a pagarne il conto è stato il partito curdo HDP per il quale nessuno si attendeva una perdita di voti così drammatica. Gli attentati del PKK e l’atteggiamento del governo verso i movimenti politici curdi hanno inaspettatamente fatto calare i consensi di HDP.

 

I sostenitori di Erdogan sono soprattutto tradizionalisti concentrati nelle aree povere e rurali del Paese?

No. Se si osserva la mappa della Turchia, soltanto le coste dell’Egeo e alcune città del Mediterraneo hanno visto il prevalere dei repubblicani del CHP. Mentre le coste del Mar Nero, la parte centrale e quella orientale del Paese sono state dominate completamente dall’AKP, e soltanto una parte limitata del Sud-Est è in mano all’HDP. Non si può quindi parlare di una concentrazione specifica dell’AKP nelle aree rurali o più povere del Paese.

 

Angela Merkel ha visitato Ankara due settimane prima del voto. Ritiene che abbia influito sul risultato?

Sì, perché comunque tra gli elettori di Erdogan ci sono anche quelli più europeisti. Il fatto che, attraverso la Merkel, l’Europa abbia dimostrato pubblicamente di credere in Erdogan, ha fatto sì che aumentasse la fiducia degli elettori turchi nei confronti del governo. L’obiettivo della Merkel ovviamente era risolvere il problema dei rifugiati. Ma agli occhi dei turchi il Cancelliere tedesco non rappresenta la sola Germania bensì l’intera Europa.

 

(Pietro Vernizzi)