“Il governo di Tobruk ha preso un abbaglio. E dietro ci sono gruppi di persone che hanno interesse a far fallire il negoziato per la creazione di un governo di unità nazionale in Libia, quali i trafficanti di esseri umani e l’Isis”. Lo rimarca Francesco Tosato, responsabile del desk Affari militari del Cesi. Il caso è sorto dopo che ieri il governo di Tobruk ha “condannato con fermezza” la violazione delle acque libiche “dopo l’ingresso di tre navi da guerra italiane nei pressi delle coste di Bengasi, a Daryana”. Un comunicato del ministero della Difesa italiana però ha smentito: “La notizia diffusa stamane da fonti libiche circa la presenza ieri di tre navi italiane nelle acque territoriali libiche è falsa”. Intanto sempre ieri il cimitero Hammangi di Tripoli, dove sono sepolti i cattolici italiani, è stato nuovamente devastato.
Che cosa è avvenuto nelle acque territoriali libiche?
Leggendo il comunicato ufficiale del ministero della Difesa italiana, l’idea che mi sono fatto è che non ci sia stato alcuno sconfinamento. La missione internazionale a guida italiana Eunavfor Med ha un mandato molto chiaro che al momento la fa operare al di fuori delle acque territoriali libiche. Siamo ancora nella fase 2, e di conseguenza le attività di contrasto al lavoro degli scafisti e alla pipeline che porta i migranti ad arrivare in Italia sono esterne alle acque libiche. A ciò si aggiunge un secondo elemento.
Quale?
In questo momento il comando del dispositivo militare di Eunavfor Med è sulla portaerei italiana Cavour. E’ del tutto inverosimile che questa nave, che ha un assetto assolutamente pregiato e importante, vada a incrociare all’interno delle acque libiche.
Ma allora perché Tobruk alza la voce?
Ritengo che il governo di Tobruk sia stato vittima di un grosso abbaglio. All’origine ci sono notizie incontrollate diffuse ad arte per aumentare il livello di tensione in Libia. Il motivo è che siamo entrati nel vivo della fase di approvazione del piano di pace per la formazione di un governo di unità nazionale.
Da chi sono state diffuse queste notizie incontrollate?
Da entità locali che hanno un interesse a esacerbare la tensione, da tutti coloro che non sono d’accordo con il piano proposto da Bernardino Léon e comunque da quegli ambienti che sono vicini o contigui al traffico di esseri umani. Quest’ultimo è gestito da organizzazioni criminali ed è estremamente lucroso. Parte di questi fondi entrano poi nell’economia libica. Dal momento che la missione sta effettivamente contrastando questo tipo di flussi, c’è anche il tentativo di creare una risposta o comunque delle turbative per mettere in difficoltà la missione.
A che punto sono i negoziati?
C’è ancora della strada da fare. Bisognerà vedere in primo luogo se il Parlamento di Tobruk riuscirà ad accettare il piano. C’è inoltre ancora del lavoro da fare per riuscire a mettere insieme le varie realtà, incluso lo stesso governo di Tripoli.
Ritiene che anche lo stato islamico possa avere un ruolo in questa vicenda?
Lo stato islamico in questo momento è una realtà che gioca di rimessa, nel senso che sta cercando di sfruttare a suo vantaggio le debolezze di entrambe le entità governative della Libia. In questa fase l’Isis ha tutto l’interesse a non essere particolarmente visibile, ma a guadagnare nello stesso tempo quanti più spazi possibili sul territorio. Nella situazione attuale l’Isis è la realtà che riesce a trarre il maggior vantaggio dall’assenza di un governo di coalizione.
Questa vicenda è collegata con il fatto che il cimitero italiano di Tripoli è stato devastato?
Sì. Il nostro Paese in questo momento sta giocando un ruolo estremamente importante. L’ammiraglio Credendino è al comando dell’operazione Eunavfor Med, l’Italia si sta comunque spendendo per fare sì che il governo di unità nazionale possa prendere forma. In questo momento si presenta in Libia un variegato panorama con fazioni estremamente divise. Tutti coloro che nella situazione attuale hanno un lembo di potere con il nuovo governo andrebbero a perdere parte della loro autorità, siano esse nella parte del governo di Tripoli, siano esse nel governo di Tobruk.
(Pietro Vernizzi)