La Turchia ha abbattuto un jet russo ed almeno uno dei due piloti è rimasto ucciso. Si tratta della prima volta negli ultimi 50 anni che un Paese Nato atterra un aereo di Mosca. Il presidente Vladimir Putin ha definito l’azione della Turchia una “pugnalata nella schiena dei complici dei terroristi” e ha minacciato “conseguenze significative”. Il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, ha cancellato una visita in Turchia in programma per mercoledì. Su richiesta della Turchia, è stata convocata una riunione di emergenza della Nato. Il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, ha insistito sul fatto che il suo Paese ha il diritto di prendere “tutti i tipi di misura” contro le violazioni dei confini, e ha invitato la comunità internazionale a lavorare per “estinguere il fuoco che sta bruciando in Siria”. Il vero nodo del contendere è se effettivamente il jet russo abbia o meno sconfinato in territorio turco. Ne abbiamo parlato con Carlo Jean, generale in pensione e analista militare.
Secondo lei qual è stata la reale dinamica degli eventi?
A mio avviso il jet russo ha superato la linea di confine ed è entrato nello spazio aereo turco. Dal momento che non era la prima volta che ciò avveniva, i militari turchi hanno chiesto al primo ministro l’autorizzazione ad abbattere il jet e l’hanno ottenuta.
Come è possibile allora che tanto i piloti che si sono paracadutati quanto l’aereo siano caduti in territorio siriano?
L’aereo stava dirigendosi da Nord verso Sud. Nella virata a mille chilometri orari, anche se è colpito da un missile l’aereo continua la traiettoria. Non credo che i turchi vadano ad attaccare gli aerei russi in territorio siriano. Che di recente ci siano stati degli sconfinamenti è dimostrato anche dal fatto che i russi avevano chiesto scusa. Adesso che è caduto un aereo evidentemente non possono perdere completamente la faccia e quindi Lavrov ha annullato il viaggio di mercoledì in Turchia.
I ribelli turkmeni hanno detto di avere sparato ai piloti dopo che si erano lanciati con il paracadute. Questo è rispettoso del diritto di guerra?
No, è contrario alle leggi di guerra, ma questi tagliagole dei ribelli non le rispettano troppo: vedono scendere un paracadute e gli sparano addosso.
Alla Turchia l’intervento russo in Siria dà fastidio?
E’ evidente che la Turchia non vede di buon occhio l’iniziativa russa. Mosca sostiene Assad, nemico giurato della Turchia, e attacca le milizie ribelli, armate e addestrate dai turchi. Inoltre la presenza dell’aeronautica russa rende possibile la no fly zone sulla zona settentrionale della Siria auspicata dalla Turchia, e la stessa creazione della “safe area” sul confine tra la Turchia e la Siria.
Putin ha detto: “Siamo stati pugnalati alla schiena”. E’ possibile che contasse sul tacito assenso della Turchia?
Sì. Finora Putin non ha fatto altro che raccogliere successi, almeno finché non ha attraversato la strada al governo turco, che è tosto quanto lui. I turchi non si lasciano prendere in giro.
Perché la Turchia ha premuto il grilletto?
La Turchia ha premuto il grilletto perché la Russia ha violato lo spazio aereo. Le autorità di Ankara hanno dunque voluto dare un segno che non sono d’accordo con l’intervento russo in Siria. Non appena ha colto il jet russo in flagrante violazione dello spazio aereo, la Turchia lo ha abbattuto.
Putin ha detto che di fatto Erdogan aiuta l’Isis. Come legge queste parole?
E’ un affermazione condivisa sicuramente da parecchie persone. I foreign fighters raggiungono lo Stato Islamico attraversando la Turchia, e d’altra parte il Califfo esporta il petrolio di contrabbando attraverso il territorio turco.
Come valuta la posizione ambigua di Erdogan?
L’Isis si oppone all’Iran, che è visto dalla Turchia come fumo negli occhi. Oltre alla guerra degli insorti contro Assad, in Siria è in atto anche uno scontro per procura tra Iran da un lato e Turchia, Arabia Saudita e Qatar dall’altra.
Che cosa ne pensa invece della posizione di Mosca?
Lo stesso Putin in Siria sta facendo il doppio gioco. Non è intervenuto per eliminare l’Isis, anzi sta colpendo gli altri insorti sostenuti da Stati Uniti, Turchia, Giordania, Arabia Saudita e Qatar, facendo di tutta l’erba un fascio. L’obiettivo di Mosca è sostenere il regime di Assad e garantire alla Russia l’agibilità del porto di Tartus e della base aerea di Latakia.
Adesso Putin si limiterà a protestare?
Sì, del resto non può fare altro. Ci saranno certamente diatribe e scambi di accuse, aumenteranno le tensioni tra Turchia e Russia, ma tutto finirà lì. Ankara d’altra parte rafforzerà la sua alleanza con gli Stati Uniti.
Come interpreta invece l’intesa tra Francia e Regno Unito?
La Francia nell’ultimo periodo aveva sostituito il Regno Unito come l’alleato preferenziale degli Stati Uniti. Attraverso questa mossa Londra ritorna in gioco. Consentirà agli alleati di utilizzare la sua base a Cipro per bombardare la Siria. E’ quanto la stessa Italia ha compiuto durante la guerra in Libia, quando la base di Trapani è stata utilizzata da parte delle forze aeree francesi e americane contro Gheddafi.
(Pietro Vernizzi)