Pur essendo parte del Regno Unito, la legge che ha legalizzato l’aborto nel paese nel 1967 non è mai stata applicata nell’Irlanda del nord. L’unica concessione in termini di aborto ancora oggi è concessa in caso la salute fisica o quella mentale mettano in pericolo di vita la madre. Si annuncia adesso un probabile cambiamento dopo la sentenza della Commissione nord irlandese sui diritti umani. I giudici hanno infatti definito l’articolo otto dei diritti delle donne attualmente in vigore con riferimento all’aborto, “contrario ai diritti umani delle donne”. Nel dettaglio, hanno detto i giudici, nei confronti delle donne che sono rimaste incinte in seguito a violenze sessuali o il cui feto è colpito da anomalie mortali. Proibire a una donna, si legge ancora nella sentenza, di abortire nel caso il feto sia colpito da anomalie mortali è “una volgare interferenza nei confronti dell’autonomia personale della donna”. La definizione aggiuntiva lascia ovviamente perplessi in quanto si sentenzia che “in caso di un feto con tale anormalità non c’è alcuna vita da proteggere: quando il feto viene tolto dal ventre materno non può sopravvivere in modo indipendente e dunque non c’è alcuna vita da proteggere”. Si è opposto alla sentenza un solo giudice, John Larkin, che ha sostenuto che in Irlanda del nord non c’è da parte della maggioranza della popolazione interesse a cambiare la legge in vigore, e che il cambiamento suggerito comporta la violazione dei diritti dei bambini non ancora nati.