Per quasi vent’anni agli arresti domiciliari, durante i quali le venne dato anche il premio Nobel per la pace, Suu Kyi è uno dei massimi simboli mondiali della resistenza pacifica alla dittatura. Quella militare comunista che ha governato il suo paese per decenni, cambiando anche nome al paese, da Birmania a Myanmar. E oggi la coraggiosa donna si è imposta alle prime elezioni libere dal 1988 con una vittoria schiacciante, oltre il 70% dei voti secondo i primi spogli che appaiono confermati. Anche gli oppositori hanno ammesso la sconfitta. La soglia prevista per avere la maggioranza assoluta per governare da soli secondo la legge è del 67%, soglia che sarebbe stata superata. Tutti questo in un quadro parlamentare dove i militari ancora al potere si sono riservati di diritto il 25% dei seggi. Ma si tratta comunque della vittoria della democrazia che in ogni caso potrà portare la leader della Lega nazionale per la democrazia a diventare premier. L’Usdp, il partito che ha governato per anni ha ammesso la sconfitta. I risultati definitivi si avranno solo nel primo pomeriggio ora italiana.



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