“L’ascesa del Front National di Marine Le Pen non esprime un elettorato di destra, bensì un voto contro l’establishment europeo che ha soffocato la Francia con l’austerità”. Lo evidenzia Marcello Foa, giornalista e docente di Comunicazione nell’Università della Svizzera italiana. Domenica 13 dicembre si terrà il secondo turno delle elezioni in 13 regioni francesi, dopo che al primo turno FN della Le Pen è arrivato primo con il 27,5%. I socialisti hanno deciso di ritirare alcuni candidati per fare fronte comune con la destra moderata di Nicolas Sarkozy. Mentre il premier Manuel Valls è giunto a dire che se vince la Le Pen, questo “può portare alla guerra civile”.
Foa, a chi giova questa drammatizzazione?
Dovrebbe favorire il fronte socialista-gollista, cioè gli anti-Le Pen. E’ uno schema ricorrente che abbiamo già visto quando al secondo turno delle presidenziali ci fu la sfida tra Chirac e Le Pen padre. Quando un partito davvero fuori dagli schemi riesce ad arrivare alle soglie del potere, gli altri lanciano un messaggio in base a cui la patria è in pericolo. In quest’ottica, per il bene della Francia e dei suoi valori, bisogna superare le differenze tra sinistra e destra moderata e fare fronte comune.
E’ un appello che può funzionare?
Di solito questi appelli funzionano, ma la mia impressione è che la Francia stia vivendo un’epoca di fortissimo malcontento. Quest’anno il distacco sarà molto più ridotto, e in prospettiva la Le Pen sarà sempre più forte.
Lei come legge la parabola della leader del Front National?
Le Pen ha fatto un percorso di conversione politica molto brillante. Gli elementi chiave di questa conversione sono tre: il “divorzio” dal padre, il fatto di essere l’unica ad affrontare con una certa sincerità una serie di problematiche che conosciamo bene anche in Italia, la scelta di fare sempre più appello ai valori della République. Marine Le Pen si pone così come colei che difende i valori più autentici della democrazia francese, e per questo riesce a riscuotere consensi molto più ampi di prima, in quanto il pubblico non vede più in lei un pericoloso attivista.
Perché, a differenza dei socialisti, Sarkozy ha deciso di non ritirare i candidati nelle regioni dove è più debole per fare fronte comune contro la Le Pen?
Per un partito di centrodestra è più difficile desistere, perché una parte del suo elettorato andrebbe automaticamente alla Le Pen. Se desistono i socialisti, i suoi elettori scelgono invece il minore dei mali cioè Sarkozy.
La desistenza socialista può essere efficace?
I socialisti rimangono ancorati ai vecchi schemi. Alla radice però c’è una questione di legittimazione. Oggi in Francia ci sono i partiti dell’arco costituzionale, che includono centristi, gaullisti e socialisti. E poi ci sono i partiti fuori dall’arco costituzionale, tra i quali c’è il Front National. In questo modo i socialisti vogliono favorire Sarkozy, in quanto lo riconoscono come un avversario democratico. Mentre si rifiutano di concedere la patente di democraticità a Marine Le Pen.
Perché mentre l’Europa va a sinistra, la Francia va a destra?
Non è vero che l’Europa va a sinistra. Se osserviamo i risultati in Ungheria, Polonia, Svezia e il successo di Farage in Gran Bretagna, sta emergendo un fenomeno nuovo. Il quadro politico non va più letto in termini di destra/sinistra, bensì di partiti dell’establishment che alla fine rispetta le regole e la volontà dell’Unione Europea, e partiti che si ribellano a questo stato di cose. Sono i partiti che contestano la restrizione della sovranità, la crisi economica e le tasse eccessive. In certi Paesi questo malcontento si radicalizza a sinistra, in altri si radicalizza a destra. I partiti come quello della Le Pen che riescono ad avere una linea politica di questo tipo, riuscendo a evitare di essere etichettati come estremisti, ottengono risultati molto notevoli.
La Francia è il perno dell’asse franco-tedesco. Perché oggi vota contro l’Europa?
La Francia sta vivendo una crisi economica paurosa. Da quando è nell’euro ha visto la sua industria statale perdere colpi, il debito pubblico è salito e dopo il 2009 è esploso, le tasse sono altissime e lo stesso vale per la disoccupazione, mentre l’integrazione sociale dei francesi di seconda generazione è ai minimi storici. La gente vede solo austerità ma nessuna luce in fondo al tunnel. Cerca dunque risposte altrove, un po’ come avviene in Italia. Dietro al voto alla Le Pen ci sono persone molto stanche di questo sistema e che chiedono di cambiare tutto.
La Le Pen esprime in Francia ciò che Tsipras ha fatto in Grecia?
A differenza di Tsipras, che a un certo punto si è ammorbidito, la Le Pen è un’oppositrice autentica, come Salvini in Italia, Farage in Gran Bretagna, come lo sono altre formazioni di sinistra in altri Paesi. Questi gruppi rifiutano l’abbraccio dell’establishment, il quale chiama quindi alle armi sinistra e destra moderate.
(Pietro Vernizzi)