Secondo le prime previsioni sui risultati del secondo turno delle elezioni regionali in Francia, il Front national di Marine Le Pen non è riuscito a conquistare nessuna regione, pur ottenendo il 30% a livello globale, contro il 39% del centrodestra e quasi il 28% della sinistra riunita. I motivi sono essenzialmente due. Il primo è la decisione del Partito socialista di ritirare il proprio candidato nelle due regioni in cui il Fronte aveva avuto maggiore successo. Il secondo è dato dalla maggiore affluenza alle urne rispetto al primo turno, che dovrebbe aver abbondantemente superato il 50%, avvicinandosi al 60% nelle regioni più minacciate dal Front national.
Il secondo turno delle elezioni regionali francesi si è tenuto infatti sotto lo spauracchio del successo del Front national, dopo l’imprevista avanzata al primo turno, che ha prodotto quel grido ripreso dai media di tutto il mondo: con la vittoria del Fn c’è il rischio di guerra civile. L’avvertimento, apparso per la verità un po’ eccessivo, è arrivato direttamente dal primo ministro Manuel Valls che, in un’intervista a France Inter ha definito il Fronte “una fregatura”, aggiungendo che poteva capire un voto di protesta, ma che così gli elettori arrabbiati avrebbero votato un partito “razzista, antisemita, che non ama la Repubblica e che per di più inganna i francesi”, e che “distruggerà” completamente le regioni che riuscirà a conquistare.
Queste dichiarazioni sono state etichettate dal Front national come “piuttosto fasciste”, ma hanno determinato reazioni negative anche a sinistra, per il timore che finissero per favorire proprio l’estrema destra. Dalla polemica ha tratto vantaggio Nicolas Sarkozy, che ha definito il suo raggruppamento elettorale, Les Républicains, “la sola alternativa credibile”, perché permette agli elettori di punire i socialisti senza abbandonare le regioni alla via senza uscita rappresentata dal Front national. In effetti, le prime previsioni per le 13 regioni dell’area metropolitana parlano di cinque regioni al centrodestra, di quattro ai socialisti, la Corsica ai nazionalisti e di esito ancora incerto in altre tre regioni. Il Fn non è presente nelle quattro regioni d’Oltremare.
Come detto, il Partito socialista nelle regioni più minacciate da una vittoria dell’estrema destra, Nord-Pas-de-Calais-Picardie e Provence-Alpes-Côte d’Azur, aveva ritirato i propri candidati, invitando gli elettori a votare per la destra di Sarkozy. Di conseguenza, in queste due regioni gli ultimi sondaggi davano come probabile la sconfitta delle due Le Pen, vincitrici nel primo turno con il 40% dei voti, cosa che sembra essersi verificata.
Da parte loro, Les Républicains non hanno ritirato alcuna candidatura a favore del Partito socialista, che ha dovuto ricorrere ad accordi e fusioni di lista con gli ambientalisti e l’estrema sinistra.
Marine Le Pen, commentando a botta calda questi primi risultati, ha affermato che, anche senza la conquista di nessuna regione, l’esito del voto conferma “la crescita inesorabile del movimento nazionale. Triplicando il numero dei consiglieri regionali eletti, il Fn sarà il primo partito di opposizione in Francia”. Riferendosi poi al ritiro socialista nelle due regioni dove si erano presentate lei stessa e la nipote, ha detto che sono stati così portati alla luce i legami occulti tra due partiti che si dicono contrapposti. E ha concluso con “Viva la Repubblica, viva la Nazione, viva la Francia”.
Tutto ciò rende evidente come la vera partita trascenda le attuali elezioni che, pur importanti, rimangono pur sempre a livello amministrativo, e sia invece giocata sulle ben più importanti elezioni legislative e presidenziali del 2017. Nell’invitare, inutilmente, il centro destra a ritirare i loro candidati dove ciò poteva impedire l’eventuale successo del Fronte, i socialisti hanno infatti ricordato come nelle presidenziali del 2002 il loro candidato, Lionel Jospin, si fosse ritirato dal secondo turno permettendo a Chirac di battere Le Pen senior.
Marine Le Pen ha già dichiarato di volersi presentare nel 2017 e si prospetta una gara a tre, probabilmente con Hollande e Sarkozy, in uno scenario più pericoloso di quello del 2002. Molto dipende da ciò che succederà in questi 18 mesi che separano dall’evento elettorale e da come il governo socialista riuscirà a gestire la pesante crisi in cui sta versando il Paese.
L’esito di questa consultazione ha dimostrato il ruolo nazionale ormai conquistato dal Front national e come, per contrastarlo con successo, sinistra e centrodestra debbano ricorrere ad accordi tra di loro o, per quanto riguarda i socialisti, con forze come ambientalisti ed estrema sinistra, che possono rivelarsi politicamente molto condizionanti.
In questo quadro, Hollande sembra più forte di Valls, potendo per il momento sfruttare la sua reazione all’attacco dell’Isis, che lo “copre” a destra, e la conferenza di Parigi sul clima, che gli dà copertura sul versante ambientalista. Forse per questo Valls ha dichiarato che non si dimetterà, qualunque sia l’esito di queste regionali, che sembrano, dal suo punto di vista personale, tutto sommato non andate così male.