Non si finirà mai di scoprire sempre nuovi orrori messi in pratica dagli spietati assassini dell’Isis. Omicidi sanguinari, stupri su bambine, violenze di ogni tipo ma non c’è mai fine. Nei ditorni della città di Sinjar, nel nord dell’Iraq, abitata dalla minoranza yazidi e occupata dall’Isis nel 2014 e oggi fortunatamente liberata, è stato scoperto il carcere dell’orrore. Minuscole buche nel terreno, chiuse con una lastra di metallo, dove le donne yazidi venivano rinchiuse condannate a vivere nel terreno infuocato del deserto, con uno spazio minimo, senza vedere la luce, in condizioni allucinanti. Le celle sono state trovate abbandonate, nessuno sa che fine abbiano fatto le donne che vi sono state rinchiuse, neanche se siano ancora vive. Nelle celle sui muri i disperati disegni fatti dalle occupanti stesse, i loro ricordi della vita passata: case, alberi, persone, un modo per tenersi vive ricordando la vita serena del passato. Secondo l’ONU, quello che l’Isis ha messo in pratica nei confronti del popolo yazidi è classificato come un genocidio.



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