Un incrociatore e un motoscafo della guardia costiera russa sono intervenuti nel Mar Nero dopo che una nave mercantile turca aveva bloccato un convoglio che trasportava due piattaforme per la perforazione all’interno delle acque territoriali di Mosca. La decisione di riposizionare le piattaforme più vicino alla Crimea è stata provocata dal complicarsi della situazione internazionale. L’incidente con la nave turca è stata risolta dopo che incrociatore e motoscafo sono giunti in aiuto della nave russa. E’ l’ennesimo incidente diplomatico da quando la Turchia ha abbattuto un aereo russo ai confini con la Siria. Ne abbiamo parlato con Carlo Jean, generale e analista militare.



Le tensioni tra Russia e Turchia continueranno ad aumentare o sono destinate a stemperarsi?

Stiamo assistendo a un crescendo verbale. Molto dipende anche dal fatto che la Nato rimanga unita. Criticando la Turchia, l’obiettivo della Russia è mettere in crisi la Nato. Finora chi sta tenendo banco sono gli Stati Uniti: Obama ha invitato la Russia a cessare l’escalation verbale e a darsi da fare per combattere l’Isis. Gli Usa sono quindi saldamente al fianco della Turchia. I paesi europei al contempo sono ricattabili da Ankara, che da un momento all’altro può lasciare passare i rifugiati, destinati a riversarsi sulle frontiere europee.



Il problema è Putin oppure è Erdogan a mettere in imbarazzo la Nato con i suoi atteggiamenti?

Entrambe le cose. La posizione dei Paesi europei però è particolarmente delicata, in quanto non hanno una politica estera comune, non hanno una forza militare in grado di opporsi alla Russia né di attuare sanzioni molto forti nei suoi confronti. I due milioni di rifugiati presenti in Turchia sono utilizzati come una spada di Damocle nei confronti dell’Europa stessa. Inoltre Erdogan aspira a diventare il “campione” in grado di difendere tutti i sunniti, e di conseguenza tra i sunniti c’è anche l’Isis. Il califfato ha assorbito infatti i sunniti irakeni e siriani.



La Nato fa bene a difendere Erdogan?

Il punto è che la Turchia non ha accettato il bullismo della Russia, che continuava a volare sul suo territorio, e come sappiamo ha abbattuto un aereo di Mosca. Dal momento che Putin tiene molto al suo prestigio, ha reagito in modo piuttosto brutale. Intanto, il regime di Assad impedisce alla Turchia di aumentare la sua influenza in quella che ritiene essere la sua zona naturale d’influenza.

Un deputato dell’opposizione turca ha accusato Erdogan di avere passato il gas tossico Sarin all’Isis. E’ un’accusa credibile?

Lo ritengo difficile. Teniamo conto che l’Isis ha compiuto dei grossi attentati in Turchia, prima a Suruç poi ad Ankara, che in totale hanno causato centinaia di vittime. Un conto è lasciare transitare foreign fighters e munizioni, ma non ritengo possibile che la Turchia si allei allo stato islamico. Ma soprattutto passare il Sarin allo stato islamico sarebbe visto come un atto di aggressione nei confronti dell’Europa. E Ankara ha bisogno dell’Europa dal punto di vista degli investimenti, della tecnologia e del mercato, soprattutto dopo che ha perso i mercati di Medio Oriente e Russia.

 

Per il ministro degli Esteri russo Lavrov, gli Stati Uniti non sono pronti a coordinarsi pienamente con la Russia. Perché?

Perché gli obiettivi sono differenti. Per gli Usa l’obiettivo esclusivo è combattere l’Isis, ma non per questo sono disposti ad allearsi con Assad. Per la Russia invece bisogna allearsi con Assad per combattere l’Isis. Gli Stati Uniti non possono tradire i sunniti che sono i loro alleati tradizionali, dall’Arabia Saudita al Qatar.

 

Siamo tornati alla guerra fredda?

La Russia intende riprendersi il ruolo di potenza regionale, e forse mondiale. Automaticamente si pone quindi in rotta di collisione sia con gli Stati Uniti sia con l’Europa. L’Europa del resto è molto divisa, perché ci sono Paesi come Svezia, Polonia e Romania che sono completamente contrari al ripristino dell’influenza russa.

 

(Pietro Vernizzi)