Bastone e carota per i parlamentari Syriza. Ieri hanno votato il secondo pacchetto di riforme concordato con i creditori. Paragrafo principale i prestiti in sofferenza, i quali potranno essere acquistati da funds. Non tutti per il momento. Soltanto quelli delle aziende, mentre per i privati – mutui per la casa e prestiti – se ne dovrebbe riparlare a febbraio. Altro paragrafo lo stipendio degli impiegati pubblici. Per 314 mila la busta paga da gennaio sarà più spessa perché sono previsti aumenti che vanno dai 15 euro ai 180 euro mensili. Subito dopo i parlamentari dovranno esprimere il loro voto su alcune misure del “programma parallelo” promesso in campagna elettorale. Si tratta di interventi a carattere sociale per i meno abbienti. 



La legge-omnibus, votata ieri, è l’ultima fatica – forse anche un boccone amaro – prima della pausa natalizia. Il premio? L’ultima tranche del primo prestito, cioè 1 miliardo di euro. Ultima fatica per “chiudere positivamente – sostiene il governo – la prima valutazione per riavviare, in un momento successivo, l’obiettivo primario che consiste nella riduzione del debito pubblico e la possibilità di accedere ai mercati nel 2016”. Comunque per il governo i tempi sono asfittici, dal momento che la road map concordata prevedeva la chiusura della valutazione a novembre e forse verrà rimandata a febbraio 2016. Prima Tsipras dovrà portare in Parlamento la “madre di tutte le riforme”, cioè quella del sistema previdenziale. In aggiunta la tassazione degli agricoltori. Ma se ne discuterà a gennaio. Allora si saprà se le cassandre tedesche della catastrofe avranno ragione. 



Trascorsi pochi mesi, ecco riapparire sulla scena ellenica il “cattivo” Schauble. Il contendere è stata una dichiarazione di Alexis Tsipras in cui ha affermato che non era necessaria la presenza del Fmi nel terzo programma di aiuti. Dichiarazione abbastanza ambigua dal momento che il Fmi è l’unico alleato di Atene che chiede la riduzione del debito pubblico, tuttavia è lo stesso Fondo che insiste per una radicale riforma del sistema pensionistico, su cui Atene è in disaccordo. Comunque sia, la risposta del ministro delle Finanze tedesco non si è fatta attendere, ricordando a Tsipras che il coinvolgimento del Fmi è previsto nell’accordo firmato  a luglio. Klaus Regling, a capo dell’Esm, e Thomas Wieser presidente dell’Ewg, hanno recentemente chiarito che “senza il Fmi non si applica il programma di aiuti”, tantomeno si potrà parlare di una riduzione nominale del debito pubblico.



Le solite “afasie” del governo, costretto a mantenere gli impegni pur sapendo che “non è d’accordo” con le politiche neo-liberiste europee. Ad esempio, lunedì è stato firmato l’accordo tra Atene e la società tedesca Fraport per la gestione per quaranta anni dei 14 aeroporti periferici, versando nelle casse statali 1,2 miliardi di euro. Il ministro dei Trasporti, all’atto della firma, ha dichiarato di “provare dolore” per questo accordo e, ribattendo a un parlamentare dell’opposizione,  ha addossato la responsabilità al precedente governo Samaras: “Tutti sanno che l’accordo è un vostra iniziativa, e la cessione degli aeroporti del Paese è un vostra responsabilità”. 

Sicuramente con lui avranno sofferto quasi tutti i parlamentari Syriza, i quali, nei mesi scorsi, si erano dichiarati contrari a questa privatizzazione. Il fatto strano è che questa cessione non era prevista dall’accordo di luglio, ma era contenuta in quelle 47 pagine redatte dal governo Tsipras e presentate ai  creditori. Era cioè una proposta ellenica.

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