Lo scorso ottobre la responsabile di un istituto scolastico nello stato del Wyoming aveva emanato una ordinanza in cui diceva che agli studenti era vietato pregare pubblicamente davanti ad altri studenti. Il motivo: accusa di forzare gli altri verso la propria religione. Un gruppo di studenti infatti da qualche tempo prima di pranzo nella mensa scolastica aveva cominciato a dire una preghiera. La direttrice aveva detto che si poteva pregare solo privatamente, al chiuso in qualche classe classe messa a disposizione, sottolineando che si trattava di rispettare la costituzione che vieterebbe di pregare davanti a persone influenzabili da quel gesto. Ma alcuni genitori si sono rivolti agli avvocati per andare a fondo della questione. Hanno così inviato una lettera alla dirigente minacciando azioni legali se il divieto non fosse stato tolto: “le mense scolastiche non possono essere considerate zone vietate alla religione, e i presenti non possono essere considerati influenzabili perché possono andarsene in qualunque momento e comunque non sono meno influenzabili di studenti che si trovino nei corridoi o nel parco della scuola”. Hanno infine citato una precedente sentenza della Corte suprema che diceva che qualunque tipo di intervento pubblico fuori delle lezioni deve essere consentito. Nella sentenza si diceva anche che la costituzione vieta nella scuola dell’obbligo la preghiera “sponsorizzata” dallo Stato, ma che preghiere private o in gruppo sono permesse. La direttrice ha quindi cambiato idea e ha fatto sapere che gli studenti possano pregare pubblicamente nella mensa.