Un gruppo di anarchici ha occupato lunedì pomeriggio 30 novembre l’ufficio della Cancelleria Consolare di Atene. Il blitz è stato fatto per protesta contro l’arresto e la possibile estradizione verso l’Italia di cinque studenti accusati di aver preso parte agli scontri del corteo “No Expo” dello scorso primo maggio a Milano. Il 13 novembre il tribunale di Atene aveva scarcerato gli anarchici arrestati dietro pagamento di una cauzione. Il giudice ha disposto l’obbligo di firma, in attesa che si concluda la procedura per l’estradizione verso l’Italia in base al mandato d’arresto europeo.
E mentre il giudice aspetta le carte da Milano, i compagni (black-block e anarchici) sono scesi in strada per manifestare contro l’estradizione dei “cinque compagni combattenti”. Sabato scorso 28 novembre, all’ora di punta della spesa settimanale, cinque-seicento di loro hanno paralizzato il centro con una marcia che era partita da Monastiraki. Logico dedurre che c’era da aspettarsi, secondo tradizione, una loro “visitina” agli uffici diplomatici italiani. E così una quarantina di loro ha invaso gli uffici della Cancelleria Consolare, soltanto “presidiata” da una guardia giurata.
Fin qui la notizia. Adesso i “danni collaterali”. Il giorno dopo, martedì primo dicembre, alcuni italiani si sono presentati alla Cancelleria e hanno trovato la porta chiusa. Nessun servizio. E nessuno degli impiegati si era preso la briga di avvertire l'”utenza” (parola spesso usata dai funzionari consolari) circa il momentaneo blocco dei servizi. Eppure, per ottenere un servizio consolare si deve inviare, con una email, la richiesta di un appuntamento e poi ricevere la data e l’ora dell’appuntamento. Era sufficiente avvertire questi italiani tramite posta elettronica. In molti casi non avrebbero perso mezza giornata di lavoro.
(S.C.)