A tre settimane dagli attentati di Parigi, i francesi sono stati chiamati a un’importante scadenza, le elezioni regionali che coinvolgono circa 45 milioni di elettori per eleggere 1.757 consiglieri regionali e 153 consiglieri territoriali (Corsica e territori d’Oltremare), con 21.500 candidati di 171 liste. Nelle regioni dove nessuna lista raggiunga la maggioranza assoluta, si passa a un secondo turno il 13 dicembre, con la partecipazione delle liste che hanno superato il 10% dei voti. Lo sbarramento è al 5% dei voti e le liste che lo hanno superato possono partecipare al secondo turno aggregandosi a quelle già ammesse.
Queste elezioni avvengono sotto l’influenza di due fattori “anormali”: l’atmosfera di insicurezza dopo i recenti attentati, che hanno portato a misure di controllo molto strette nei seggi, e la riforma sull’assetto regionale del gennaio scorso, che ha ridotto le regioni metropolitane da 22 a 13, cui si aggiungono i quattro territori d’Oltremare.
Due fattori questi che aumentano l’incertezza degli elettori e fanno paventare un forte astensionismo in elezioni che già vedevano la partecipazione di neppure la metà degli elettori. Di fronte a questo rischio, il primo ministro Manuel Valls ha dichiarato di sperare che “molti francesi vadano a votare, soprattutto dopo gli attacchi terroristici. Noi siamo in piedi e la nostra arma è la scheda elettorale“.
Nel momento in cui questo articolo viene scritto, i dati sull’affluenza al voto mostrano qualche miglioramento rispetto alle precedenti elezioni del 2010, ma la percentuale dovrebbe rimanere attorno al 50%.
La dichiarazione di Valls fa trapelare anche una certa preoccupazione dei socialisti che gli ultimi sondaggi danno dietro al Front National di Marine Le Pen e a Les Républicains di Sarkozy e temono l’astensionismo di una parte degli elettori di sinistra delusi da Hollande.
L’attenzione dei media e dei commentatori è concentrata soprattutto sull’avanzata del Front National e sulla possibile conquista dei governatorati di due importanti macroregioni: Nord-Pas de Calais-Picardie da parte di Marine Le Pen e Provence-Alpes-Côte d’Azur da parte di sua nipote Marion Maréchal-Le Pen. E’ improbabile che il Fronte conquisti la maggioranza assoluta e diventano quindi fondamentali le alleanze al secondo turno, qui come in molte altre regioni. Non è però semplice per i socialisti allearsi con la destra di Sarkozy, ma rimanendo divisi favorirebbero la vittoria del Fronte.
La popolarità di Hollande sembra essere in ripresa dopo la decisa reazione agli attentati, ma non è certo che si trasformi in un migliore esito elettorale per il suo partito. La decisione di bombardare l’Isis in modo autonomo da Stati Uniti, Ue e Nato ha senza dubbio gratificato il sentimento nazionale francese, sempre impregnato di “grandeur”, ma la destra può ben affermare che è una decisione più nelle sue corde che non in quelle dei socialisti.
Un altro elemento che potrebbe giocare in favore dei socialisti è il meeting sull’ambiente, il Cop21, tenutosi a Parigi pochi giorni prima delle elezioni, e che potrebbe portare a un sostegno da parte dei movimenti ecologisti, soprattutto al secondo turno.
I problemi relativi alla sicurezza e all’immigrazione possono rappresentare un buon elemento di propaganda elettorale per il Fronte e forse per questo Le Monde, in un articolo di pochi giorni fa, ha iniziato l’elenco di otto promesse elettorali cui non credere, con quella di Marine Le Pen di intervenire, se eletta, sull’immigrazione. LeMonde sottolinea, infatti, che le regioni hanno scarsi poteri sulla questione, così come sui problemi della sicurezza. La scarsa devoluzione di poteri alle regioni è, peraltro, una delle critiche fatte alla riforma, insieme all’ aver unito territori disomogenei e, a volte, con interessi contrastanti.
In effetti, la nuova struttura delle regioni è un possibile elemento di disaffezione per una parte degli elettori, che si trovano a votare per un’entità inusitata e che, per di più, entrerà in vigore solo dall’inizio del prossimo anno. Questo fatto ha portato alcuni commentatori, soprattutto preoccupati dei sondaggi favorevoli al Front National, a ritenerli più inattendibili del solito e i giochi rimangono decisamente aperti, come scrive L’Express.
Gli exit polls alla chiusura dei seggi (alle 20.00 di domenica) indicano invece una sostanziale attendibilità dei sondaggi, con il Front National che a livello nazionale ha ottenuto più voti dei due maggiori concorrenti ed è in testa in sei regioni. Le due Le Pen avrebbero superato il 40% dei voti nelle loro due regioni e un altro dirigente del Fronte, Florian Philippot, avrebbe raggiunto risultati di poco inferiori in Alsace-Lorraine-Champagne-Ardenne.
Sondaggi a parte, L’Express ha ragione nel dire che i giochi sono ancora aperti, vista la possibilità di ribaltamenti nel secondo turno, ma il successo del Front National, la frenata dei Républicains e la discesa dei socialisti restano, con future prevedibili conseguenze anche sulla politica nazionale.