Il football Americano non vi dice niente? Il Super Bowl men che meno? Se abitate di là dell’oceano potete sempre ignorarlo (e gli orari contribuiscono a farlo), ma se vivete qua dovete farvene una ragione perché non c’è evento che lo superi in “magnitudine”. Magnitudine di tutto, dalla gente che lo guarda, alle calorie pro capite che si ingurgitano, al costo di uno spot pubblicitario. Un po’ di numeri, tanto per avere un’idea: l’anno scorso il Superbowl se lo sono sorbito quasi 112 milioni di esseri umani, bevendo abbastanza birra da riempire 2.000 volte una piscina olimpionica e immagazzinando una media di 1.300 calorie a testa. Ovvio che nella media ci sono anche quelli come mia moglie che di birra ne bevono mezza lattina e con 60 calorie vanno avanti tre giorni. Cibo preferito? “Chicken wings”, chiamate anche “Buffalo wings”, ali e cosce di gallina “deep fried”, affogate nell’olio di frittura – olio di tutti i generi da quello di semi di girasole a quello del motore dei camion…
Prima si friggono e poi si infierisce su di loro con delle salse più o meno mozzafiato. Buonissime e letali allo stesso tempo.
Quante? Facciamo un miliardo e 250 milioni, ala più ala meno, pari a circa 312.250.000 galline perché (già detto) si usano pure le cosce, e per quanto siano tutti polli d’allevamento neanche gli americani (che preferiscono di gran lunga questa carne a tutte le altre) hanno ancora scoperto come allevare chickens con quattro ali e sei cosce. Chiaramente il grosso della carneficina avviene davanti alla televisione. Saranno solo 63.400 quelli che guarderanno (e consumeranno) all’interno dello Stadio Universitario di Glendale, Arizona. Magari consumeranno poco avendo già speso mediamente $ 5.000 a testa per procurarsi un biglietto.
Procedendo con i numeri arriviamo alla pubblicità televisiva: costo per 30 secondi ….4 milioni e mezzo di dollari … Oh, son soldi! Fate due calcoletti e verrà fuori un bel $ 150.000 a secondo. Come dice un mio amico, a me ci vuole almeno una settimana per far quei soldi li…
C’e’ da dire però che la pubblicità del Superbowl non se la vuole perdere nessuno. Abituatevi al fatto che la gente si alza e va e viene durante tutta la partita per abbeverarsi, nutrisi e soddisfare le conseguenti urgenze di minzione. Ma quando arriva la pubblicità…guai a chi si muove! Sono proprio belle, sono piccoli capolavori, condensati di creatività e furbizia. Birra, chicken wings, chips, bibite varie, pubblicità …e i giocatori? Sì, ci sono pure quelli e adesso diamo qualche numerello anche per loro. Prima però permettetemi di farmi una piccola interruzione commerciale: qualora – come sarebbe legittimo – vi è venuto un pelino di curiosità in merito a questo mondo esagerato, correte a comprare Mi mancano solo le Hawaii (Società Editrice Fiorentina). Autore, io. Fine del break pubblicitario. Costo? Il sussidiario non mi paga neanche questa volta. Mannaggia!
I giocatori, dicevamo. Non so quante chicken wings mangino per essere così grossi, ma sappiamo che la squadra che vincerà porterà a casa la bellezza di …$ 97.500 e quella che perde ne prenderà $ 50.000. Ci compreranno le noccioline per il viaggio di ritorno considerato che il salario tipo di un giocatore della NFL è sui due milioni.
Sì, guadagnano meno di tutti gli altri giocatori professionisti americani, ma questi di partite di regular season ne giocano 16! Con le botte che pigliano sedici partite bastano e avanzano.
Bene, se non una ragione adesso ve ne siete fatta un’idea di cos’è il Superbowl.
Sono però pienamente consapevole del fatto che le cose si capiscono solo nel loro contesto. Io sto qui a spiegare e penso di essere anche bravino… ma bisognerebbe provare per capire.
Noi domenica il Superbowl lo guardiamo, venite pure! Venti persone in più o in meno sposta poco. Non ci si presenta a mani vuote? Beh, birra, chicken wings…