Ancora in tarda serata si attende una dichiarazione congiunta al temine del vertice di Minsk, in Bielorussa, che ha visto riuniti intorno a un tavolo il presidente russo Vladimir Putin, Angela Merkel, François Hollande, il presidente ucraino Poroshenko e anche i leader delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, Aleksandr Zakharcenko e Igor Plotnitski, per tentare di raggiungere un cessate il fuoco nei territori dell’Est Ucraina. Il vertice, preceduto da incontri bi- e trilaterali, è stato funestato dalle notizie di nuove vittime provenienti dalle zone di guerra, da Donetsk e dalla sacca di Debaltsevo. Secondo Constantin Sigov, filosofo, intellettuale di spicco dell’Ucraina, fautore della rivoluzione morale del Majdan, Putin, con la sua politica di annessione territoriale, è un pericolo per l’intera Europa e i leader europei devono quanto prima porgli dei limiti.
Professor Sigov, una soluzione è ancora possibile?
Sì, ma a condizione che si smetta di dare credito a Putin. Da tempo Putin fa sembrare di volere il dialogo, ha stipulato gli accordi di Minsk (20 settembre 2014, ndr) ma li ha puntualmente disattesi. L’operazione della Crimea resta esemplare: diceva che non c’erano soldati russi, ma dopo averla occupata ha detto che sì, in effetti i soldati russi in Crimea ci sono sempre stati. Allo stesso modo, Putin dice che non ci sono soldati russi nell’est dell’Ucraina e nel Donbass, salvo che poi diversi militari russi sono stati uccisi da quelle parti. Ma allora c’erano o no?
Qual è lo scopo di Putin?
Fare una politica di conquista territoriale e dividere l’Unione europea. Come ha notato Angela Merkel, quella di Putin è un’altra visione della realtà. Capita di sentir dire in tv, come è successo oggi, che è ormai l’ora di veder arrivare i carri russi a Varsavia, a Praga e a Berlino. Putin ha cominciato con la Grecia, proseguirà nel suo intento tentando di dividere l’Italia dalla Germania. Userà tutti i mezzi in suo possesso per creare discordia nel continente.
Si riferisce al fatto che Marine Le Pen e Matteo Salvini si sono recati a Mosca?
Certamente. Non c’è solo una prossimità ideologica tra la destra del Front National e l’ideologia putiniana, ma anche canali di finanziamento diretto; c’è una precisa organizzazione insediata al Cremlino che cerca di far questo. L’Europa deve capire, e lo dico senza risentimento e con la massima obiettività, che Putin è un autentico pericolo per l’Europa e minaccia di distruggerla.
Il primo passo?
Dividere la Grecia dal resto dell’Europa (ieri Atene ha fatto sapere che, in caso di fallimento del summit di Minsk, non avrebbe sottoscritto ulteriori sanzioni alla Russia, ndr).
Cosa pensa dell’azione politica di Angela Merkel? Prima la cancelliera, d’accordo con gli Usa, aveva sostenuto le sanzioni, oggi sembra aver cambiato politica…
Sono convinto che con l’occupazione della Crimea Putin abbia sorpreso i leader europei, andando di molto oltre le loro aspettative. Allo stesso modo, nessuno si sarebbe aspettato una guerra aperta nel Bacino del Donec tra l’Ucraina e l’esercito russo. La stessa Merkel ha potuto verificare, passo dopo passo, il livello di aggressività di Putin e la gravità della crisi. Ci sono in campo potenti lobbies politico-economiche il cui obiettivo è far di tutto per destabilizzare e dividere il fronte guidato dalla Germania.
Questo è vero anche per la Francia?
Sì; non a caso Sarkozy ha annunciato che la Crimea è un affare di Putin. E’ una manovra di Sarkozy per tentare di trovare un’alleanza con l’estrema destra, venendo così a patti con i nemici di ieri, e vincere le prossime elezioni presidenziali in Francia. Questo cinismo politico è una trappola in cui il paesi europei non devono cadere.
Dunque avanti con le sanzioni?
Avanti con le sanzioni, se necessario, e con la chiusura dei conti russi in occidente. Ma è essenziale che queste decisioni siano il frutto di una posizione comune europea.
Adesso la speranza della pace da chi dipende di più, dalla Merkel o da Obama?
Oggi la palla è nel campo dell’Europa, ma l’Europa non deve sprecarla.
Questo cosa significa, in concreto?
Vuol dire che la Germania e la Francia, che sono attualmente i paesi leader europei, devono saper esprimere una posizione più ferma, fino anche ad armare l’Ucraina. Come da tempo chiedono i Paesi baltici.
Ma così non si rischia ancor più la guerra?
Come ha detto giustamente Cameron, l’idea di convincere Putin non avrà altro effetto che dargli spazio per un’azione ancor più forte, ponendo le premesse per un’aggressione ulteriore da parte della Russia.
Lei non era per la pace?
Appartengo da sempre al partito della pace, ma oggi chi è seriamente preoccupato della pace deve convenire che, fino ad ora, chiederla non ha fatto altro che agevolare l’aggressore. E’ ora invece di porgli dei limiti.
A quali condizioni si può risolvere il problema dei territori dell’est Ucraina?
La Russia deve far rientrare nelle sue basi tutti i militari presenti in territorio ucraino, e occorre che gli osservatori internazionali siano messi in condizione di sorvegliare per davvero le frontiere. Questo è un punto molto importante, è una precondizione della pace sulla quale non si può transigere. Si facciano dunque tacere le armi, solo così si può aprire un vero confronto sulle possibili forme di autonomia dell’Est.
Non è dunque contrario all’autonomia dei territori del Donetsk?
Assolutamente no. Si facciano libere elezioni, a condizione che le scelte politiche siano democratiche e trasparenti. Attualmente non lo sono.
Perché?
Perché laggiù non c’è l’informazione libera, ma solo il lavaggio sistematico del cervello fatto dalla televisione russa.
(Federico Ferraù)