La storia di Ji Hyunah una profuga nordcoreana è una delle testimonianze su cui è basato il rapporto delle Nazioni Unite che accusa la Corea del nord di crimini contro l’umanità. La donna che ha oggi 35 anni ha raccontato come per sopravvivere alle continue carestie si sia ridotta a mangiare rane e insetti, sia stata venduta due volte ai cinesi come schiava e rimpatriata ogni volta in Corea dove ha subito un aborto contro la sua volontà senza uso di anestetici. Intervistata dal quotidiano inglese The Telegraph, ha raccontato come l’unica cosa che le ha permesso di sopravvivere in tutti quegli anni sia stata la sua volontà di non morire. Perché, ha detto, aveva visto troppa gente morire e voleva essere in grado di testimoniare tutti gli orrori visti. Nel 1998 lei e la sua famiglia cercarono di fuggire dalla Corea del Nord una prima volta, ma passato il confine persero per sempre i contatti con il padre di cui ancora oggi non sa che fine abbia fatto. Dopo un secondo tentativo di fuga in Cina, venne catturata dai trafficanti e venduta a una donna che intendeva regalarla al figlio. Riuscì a tornare in Corea ma venne arrestata con la madre, mentre della sorella minore, venduta anch’essa dai trafficanti, perse le tracce. Nel lager si nutrivano di insetti, non avevano vestiti e di inverno si coprivano con teli di plastica. Fuggita una terza volta in Cina, finì di nuovo nelle mani dei trafficanti che la vendettero a un anziano che la mise incinta e quindi rispedita in patria, dove di nuovo incarcerata venne fatta abortire forzatamente senza anestetici di alcun tipo. Dopo un ultimo tentativo di fuga e cinque anni passati in Cina, nel 2007 è finalmente riuscita a raggiungere la Corea del sud dove adesso vive finalmente una esistenza normale. La sua odissea è raccontata nella sua autobiografia 244 miles in search of freedom. 



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