“I 21 cristiani copti sono morti da martiri dando la loro testimonianza per la loro religione e la loro patria. Prima di essere decapitati hanno pregato e hanno ripetuto le parole ‘Gesù, Gesù’”. Lo sottolinea il portavoce della Chiesa Cattolica in Egitto, padre Rafiq Greiche, il quale aggiunge: “L’Occidente apra gli occhi. Il terrorismo non fa morti solo in Egitto e in Medio Oriente, ma anche in Europa. Il video con la decapitazione dei cristiani si conclude con le parole: ‘Ora siamo nel Sud della Libia e presto arriveremo a Roma”. Papa Francesco, parlando della decapitazione dei 21 egiziani avvenuta in Libia per mano dell’Isis ieri ha detto: “Esprimo il mio sentimento oggi per l’esecuzione dei cristiani copti, assassinati per il solo fatto di essere cristiani”. E ha aggiunto il Papa: “Nella terra di Gesù il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida, siamo cattolici, ortodossi, copti, luterani, non interessa, il sangue è lo stesso”.
Che cosa ne pensa delle parole di Papa Francesco?
Ho consegnato personalmente il messaggio di Papa Francesco al Papa copto-ortodosso Tawadros II. Quest’ultimo mi ha espresso la sua commozione per queste parole e mi ha detto che lo scorso anno, quando si è recato a Roma per visitare Papa Francesco, gli ha detto che “abbiamo dei martiri in entrambe le chiese e ciò rappresenta una comunione di sangue”.
Qual è stata la reazione dei musulmani egiziani a quanto è avvenuto?
La gente comune musulmana ha manifestato le sue condoglianze con grande sensibilità, visitando personalmente tutti i conoscenti di fede cristiana. I musulmani sono stati i primi ad affermare che quelli dell’Isis sono criminali peggiori degli animali e che le loro azioni non hanno nulla a che vedere con l’Islam. Lo stesso Grande Imam ha ripetuto in una fatwa lo stesso concetto.
Lei che cosa ne pensa dei raid decisi dal governo egiziano?
I raid del governo egiziano sono esattamente ciò che la Chiesa cattolica definisce come “guerra giusta”. Condivido pienamente quindi la decisione di inviare i jet della nostra Aviazione militare contro le postazioni dell’Isis. I raid aerei sono stati molto efficaci e rappresentano un duro messaggio per i terroristi.
Quanti egiziani si trovano ancora in Libia e che cosa rischiano?
In Libia si trovano 70mila cittadini egiziani, 2mila dei quali sono cristiani. Grazie a Dio non tutti si trovano però nell’area controllata dai terroristi.
I Paesi occidentali dovrebbero unirsi nella lotta contro il terrorismo?
Sì. Egitto e Francia chiedono una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per trovare il modo di formare una coalizione mondiale contro i terroristi. All’origine di questa richiesta c’è il fatto che il terrorismo non esiste soltanto nel Sinai, in Egitto o in Iraq. Ormai è sotto gli occhi di tutti che si manifesta ugualmente in Francia, a Copenhagen e in altri Paesi europei, e spero che ciò non avvenga anche a Roma. Nel video in cui sono decapitati i 21 Copti, un terrorista dice: “Ci troviamo nel Sud della Libia e la prossima volta saremo a Roma”. Questa è un’esplicita minaccia rivolta al Papa.
Qual è il significato di queste minacce?
L’Isis è contro il cristianesimo in quanto tale e nei cristiani vede soltanto dei crociati. Il loro obiettivo è islamizzare il mondo intero e creare un Califfato nella stessa Roma. E’ per questo motivo che minacciano il Papa, la Chiesa cattolica e tutti i cristiani.
Come sarebbe percepito dal mondo musulmano un intervento occidentale in Libia?
La gente nei nostri Paesi ne ha abbastanza dell’Isis e degli altri gruppi terroristi. Qualsiasi tipo di coalizione contro lo Stato Islamico avrà il sostegno della maggioranza dei musulmani. La natura di questo intervento sarebbe del tutto diverso da quello attuato dagli Usa contro l’Iraq, i quali hanno dato al terrorismo l’occasione di formarsi e poi hanno abbandonato il Paese al suo destino.
(Pietro Vernizzi)