Proseguono i bombardamenti egiziani in Libia, mentre la Francia chiede una riunione urgente al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Proprio lì, in Libia, da mesi coesistono due governi e due parlamenti, ed entrambi sono debolissimi ed è propri qui, in Libia, che nelle ultime settimane i jihadisti dell’Isis hanno conquistato nuovi territori. Poi domenica sera la diffusione di un video da parte dell’Isis che mostra le decapitazioni di 21 cristiani copti egiziani e la minaccia all’Italia. È stato dopo la caduta del regime di Mu’ammar Gheddafi, nel 2011, che la Libia si è trovata a dover fare le elezioni parlamentari, in tutto due: nel 2012 e nel 2014, rimanendo però sotto il controllo di diverse milizie, che non hanno riconosciuto le elezioni del 2014 e hanno formato a Tripoli, un governo e un parlamento alternativi a quelli ufficiali. Ecco cosa è successo domenica: tra dicembre 2014 e gennaio 2015 sono stati rapiti 21 cittadini egiziani di religione copta vicino a Sirte, poi la diffusione del video che mostra la loro decapitazione. Da qui l’Egitto, appoggiando il generale Haftar e il governo ufficiale, ha bombardato alcuni obiettivi della Libia dove ci sarebbero campi di addestramento e armi degli affiliati all’Isis e avrebbero ucciso 7 persone. Intanto se da una parte il premier Renzi è sembrato più cauto, non lo è stato il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni che ha dichiarato: «l’Italia è pronta a combattere nel quadro della legalità internazionale». Mentre in un’intervista al “Messaggero” il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha detto che l’Italia “immagina” di guidare una coalizione internazionale con un impegno che potrebbe essere “numericamente significativo”. (Serena Marotta)