E’ forte in Cile il dibattito sulla proposta di reintrodurre nel paese l’aborto terapeutico, proibito dal 1989 dopo che era stato legale a partire dal 1931. Il Cile è oggi uno dei pochissimi paesi al mondo dove l’aborto è del tutto vietato, la nuova proposta di legge che ha l’appoggio del presidente cileno Michelle Bachelet, lo prevederebbe quando la gravidanza metta in pericolo la vita della madre, se il feto presenta malformazioni incompatibili con la vita e se la madre è rimasta incinta in seguito ad uno stupro. Qualche giorno fa è apparsa alla televisione cilena una donna, Bernardita Vial de Bärthold, al cui bambino ancora in grembo è stato diagnosticato il tipo di disabilità che la nuova legge permetterebbe di farlo abortire, encefalia. Secondo i medici che la seguono, il bambino potrebbe sopravvivere solo pochi minuti dopo la nascita. I genitori gli hanno già dato un nome, José. Nel corso della sua testimonianza in televisione, la donna ha chiesto al presidente cileno di tenere da conto l’opinione di tutte le donne come lei che decidono di far nascere comunque i propri figli invece di concentrarsi solo sulla loro eliminazione con l’introduzione della legge sull’aborto. Abbiamo bisogno di aiuto, ha detto la donna, la nostra situazione ci rende vulnerabili e sotto pressione, se la legge sull’aborto verrà approvata, ha detto ancora, a tutte le donne nella mia posizione verrà proposto di abortire, cosa che in molte faranno vista la loro fragilità del momento. “Ho visto una ecografia tridimensionale di José e ho visto il suo piccolo viso, i piedi, ed era simile all’ecografia degli altri bambini che ho avuto, e ho detto: guarda come è vivo. Come vorrei preservarlo così, senza che debba morire. Anche se malato, pensi a lui come un essere umano e non a una cosa e il tuo senso di maternità cresce: per lui ho intenzione di fare ogni cosa sia possibile” ha detto.