Il sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, appartenente a un partito oppositore al Governo venezuelano di Nicolas Maduro, è stato sequestrato e arrestato da una ventina di uomini della polizia politica bolivariana in una violenta operazione, con l’accusa di far parte di un gruppo cospirativo intenzionato a effettuare un colpo di stato. Contemporaneamente sono state assaltate le residenze di altri esponenti dell’opposizione al regime, come la ex deputata Maria Corinna Machado, mentre la stessa, con altri suoi colleghi, si era recata davanti agli uffici della Sebin, così si chiama l’organo di polizia, per avere informazioni sulla detenzione di Ledezma.



Con un tempismo che è parsa una ripetizione di altre situazioni simili, Maduro ha organizzato un discorso trasmesso a reti unificate mentre si procedeva all’operazione, dove però non si è fatto il minimo accenno all’accaduto, parlando di temi di ordinaria importanza. Solo dopo molto tempo l’annuncio è stato fatto dal Presidente. Questo per impedire il più possibile la diffusione della notizia: da quello che si è saputo e visto dalle immagini registrate da una telecamera adiacente al suo ufficio, Ledezma è stato raggiunto e prelevato da una cospicua squadra della Sebin in assetto di guerra, con una manovra ad alto effetto teatrale, visto che l’arrestato si trovava nel suo ufficio lavorando. 



La moglie Mitzy ha dichiarato: “Gli uomini della Sebin sono entrati nell’ufficio incappucciati e con armi di grosso calibro senza mostrare nessun mandato, sparando colpi in aria”. Nei giorni scorsi il sindaco, eletto regolarmente con più di 800.000 voti, aveva subito diverse minacce, che si sono concretizzate senza che sia stato emesso né un mandato di arresto, né gli sia stato letto nulla al momento dell’attuazione.

Il Venezuela è immerso da tempo in una crisi economica che si è acuita ulteriormente a causa del forte abbassamento del prezzo del petrolio, di cui è uno dei principali produttori mondiali. L’inflazione è la maggiore nel continente latinoamericano, nei supermercati si applica il razionamento con tessere annonarie sui prodotti alimentari e di prima necessità, i prezzi aumentano in forma spropositata erodendo il potere di già miseri stipendi. E, come da copione, a ogni accenno di protesta attraverso manifestazioni si effettuano arresti incarcerando politici non conformi al regime sempre con la stessa accusa (è ormai la tredicesima volta che accade) di aver organizzato l’ennesimo golpe perpetrato con l’aiuto di organismi internazionali.



La goccia che ha fatto traboccare il vaso, provocando la replica del copione appena descritto, è stata una manifestazione per far liberare Leopoldo Lopez, leader del partito Voluntad Popular, detenuto da un anno nel carcere di Ramo Verde in cella di isolamento totale in aperta violazione dei diritti umani, con l’accusa di essere stato l’istigatore morale delle manifestazioni sfociate in disordini avvenute a Caracas lo scorso anno.