L’altro giorno si è tenuta la manifestazione denominata “Marcia del silenzio”, organizzata dai colleghi del Pm Nisman per onorare la sua memoria. Oltre tutte le previsioni possibili, l’evento è senz’altro da considerarsi uno dei più importanti avvenuti in Argentina: non solo a Buenos Aires si sono radunate, sotto una pioggia torrenziale, oltre 400.000 persone, ma anche nelle principali città del Paese e in molte capitali mondiali si è avuta una grande partecipazione. In pratica la marcia non si è mai potuta realmente muovere a causa della grande massa di persone che hanno riempito totalmente il percorso, impedendo in alcune zone, vista la densità, addirittura l’apertura degli ombrelli.



Tutto ciò dimostra l’enorme emozione che ha suscitato, a un mese esatto dalla morte, la scomparsa del Pubblico ministero che, ricordiamolo, è avvenuta a poche ore dalla presentazione della sua denuncia contro la Presidente Kirchner e alcuni suoi collaboratori, in merito alla copertura e alla deviazione delle indagini seguite all’attentato alla mutuale Amia nel 1994.



“Marcia del silenzio”, quindi, e difatti si sono registrati solo applausi alla memoria di Nisman e l’esecuzione dell’inno nazionale da parte dei partecipanti, ma che ha inviato un segnale fortissimo, attraverso le interviste fatte dai media presenti, all’attuale potere. In primo luogo, si richiede la verità su di un caso che, sul fronte delle indagini, è ancora irrisolto, ma anche una giustizia indipendente che possa muoversi liberamente senza essere asservita al potere di turno e uno Stato che non si identifichi con esso ma sia entità al di sopra delle parti, in modo da poter permettere di vivere realmente una Repubblica. Perché è ormai chiaro che solo nella soluzione di quanto appena esposto, accompagnato da una sorta di processo “Mani pulite” (nel quale l’indipendenza giudiziaria è indiscutibile) possono far decollare un Paese dotato di grandi risorse come l’Argentina, fino a oggi un “sogno” che rischiava di trasformarsi in eterno.



“L’urlo” è stato forte, oserei dire unico, ma a quanto pare continua a essere inascoltato dalla Presidente Kirchner e dal suo Governo. La “Marcia del silenzio” è stata non solo ignorata in molti casi, ma addirittura presentata come un golpe bianco e organizzata dal narcotraffico: la serie di bestialità è arrivata al punto da definire la morte di Nisman un omicidio avvenuto per ragioni omosessuali (l’assassino sarebbe il suo consulente informatico, Lagomarsino) e la pioggia torrenziale che non ha però fermato i partecipanti come una pisciata fatta dal cielo dal defunto ex Presidente Kirchner, marito di Cristina. Il canale televisivo 7, la tv di Stato, uno dei tanti governativi, ha trasmesso un dibattito, coincidente con lo svolgimento della manifestazione, dove bambini o adolescenti venivano invitati a dibattere sul golpismo.

Una volta chiuso l’evento si è registrato un fatto di grande emotività: la folla ha urlato all’unisono “Nunca Mas” (“Mai più”) le stesse parole con le quali il pm Stassera terminava la sua requisitoria nel processo sulle atrocità della Dittatura Militare degli anni Settanta avvenuto una volta che la democrazia ritornò in Argentina, sotto il Governo del radicale Alfonsin, nel 1984. “Mai più” morti come quella di Nisman, ma anche un chiaro messaggio che Cristina Kirchner non ascolterà, come sempre.