Un omicidio si è consumato nel centro di Mosca: l’uomo brutalmente assassinato è Boris Nemtsov, il leadere dell’opposizione russa a Vladimir Putin ed ex vicepremier liberale dell’epoca di Ieltsin. Il politico 55enne è stato centrato da quattro colpi d’arma da fuoco mentre si trovava in compagnia di una modella ucraina di 23 anni, Anna Duritskaia. La ragazza sarebbe stata ascoltata dagli investigatori in quanto testimone del delitto. I sicari di Nemtsov sono scesi da un’automobile, stando a quanto riferito da Iuri Barmin, suo amico e compagno di lotte politiche. Nemtsov si era schierato apertamente contro Vladimir Putin nei primi anni 2000, accusando il presidente in carica di autoritarismo. Putin ha commentato così la notizia dell’omicidio di Nemtsov: E’ un omicidio crudele ed una provocazione”. Il brutale assassinio è stato condannato anche da Barack Obama, che in una nota diffussa dalla casa bianca si è espresso così: “Gli Stati Uniti chiedono al governo russo un’indagine imparziale e trasparente”. Unanime la condanna delle altre cancellerie occidentali. Dall’Italia il Presidente della Repubblica Mattarella ha parlato di un i “brutale assassinio” di una “figura significativa ed di un autorevole esponente dell’opposizione in Russia”. Sergio Mattarella ha espresso “l’auspicio che i colpevoli” siano “presto assicurati alla giustizia. Anche Palazzo Chigi ha condannato nella maniera più ferma il barbaro omicidio di Boris Nemtsov e in una nota ha auspicato “un’indagine accurata che porti alla rapida individuazione e condanna dei responsabili”.



Boris Nemtsov, nome probabilmente poco noto all’opinione pubblica italiana, era uno dei volti più conosciuti della variegata opposizione che si batte contro Vladimir Putin. Nella serata di ieri è rimasto ucciso in un agguato nel centro di Mosca, a pochi passi dal Cremlino. Per parlare di questo uomo politico russo, si può partire da una definizione che di lui è stata spesso data in patria, ovvero quella di figlio “ribelle” della cosiddetta “nomenklatura”. Boris Nemtsov viene alla luce il 9 ottobre del 1959 presso Sochi. La passione politica si può dire gli scorra nelle vene, perchè suo padre è esponente di medio-alto livello del Pcus e ricopre, tra le altre cariche, quella di viceministro nel dicastero dell’edilizia. La madre invece è un medico molto noto, ottenendo anche il titolo di “pediatra emerito” in quella che quando Nemtsov nacque era l’Unione Sovietica. Prima del suo avvicinamento alla politica Nemtsov consegue una laurea in fisica, ottenuta nel 1981 al termine di un brillante percorso di studi. Cinque anni dopo, successivamente al disastro di Chernobyl è tra i fondatori di un movimento popolare che ha come obiettivo primario quello di non far calare il silenzio sull’accaduto e di impedire che nella regione si proceda alla creazione di un nuovo impianto. Questo è il periodo della cosiddetta “perestroika” e Boris Nemtsov decide di provare a entrare a far parte della nomenklatura del Pcus, sempre nel 1986. Tuttavia questo tentativo va a vuoto a causa della commissione elettorale locale, che chiamata a vagliare la sua candidatura come indipendente per le consultazioni elettorali del “Soviet” dei Deputati del Popolo, giudica la sua candidatura inammissibile. Tuttavia non si perde d’animo e tre anni dopo ripresenta la propria candidatura, con un programma che per il tempo suona come rivoluzionario: propone infatti l’approdo a una democrazia dove vi siano più partiti a contendersi il consenso elettorale e l’ingresso dei privati nei vari settori dell’economia. Pur non venendo eletto riprova nuovamente a entrare a far parte della nomenklatura un anno dopo e stavolta, in occasione delle consultazioni elettorali per la formazione del “Soviet Supremo della Repubblica Russa”, riesce a farsi eleggere. Arrivato alla Duma si schiera con la coalizione che sostiene Boris Eltsin. Viene scelto come componente del comitato legislativo che ha come materie di competenza quelle relative alla riforma del sistema agricolo e quelle connesse alla liberalizzazione dell’economia per quanto riguarda il commercio estero. Il suo legame con quello che in quel momento è l’uomo forte sulla scena politica russa, ovvero Boris Eltsin, è talmente stretto da farlo considerare dagli analisti politici come il suo potenziale successore. A rinforzare l’idea di un legame personale molto stretto c’è anche il fatto che Boris Nemtsov non lo abbandona quando un tentativo di colpo di stato portato avanti da coloro che non vogliono “consegnare” l’URSS ai libri di storia, cerca di defenestrarlo. La sua fedeltà a Eltsin viene da quest’ultimo ricompensata: viene infatto scelto per il ruolo di unico rappresentante di Eltsin nella vasta zona rientrante nella regione di Nizhni Novgorod. La sua ascesa politica sembra inarrestabile, perchè successivamente assume la carica di governatore e nel 1995 può festeggiare la rielezione. Sotto la sua guida si assiste a una forte crescita dei vari indici economici della regione, tanto da ricevere complimenti anche da un personaggio politico di caratura internazionale come Margaret Thatcher. Due anni dopo la rielezione, siamo nel 1997, viene scelto per ricoprire la carica di vicepremier e Eltsin gli affida anche una delega molto importante, quella nello strategico settore dell’energia, il quale deve essere riformato. Da parte degli analisti politici viene considerato come uno dei politici con maggiori possibilità di successo in caso di candidatura elle presidenziali del 2000. Questa previsione è suffragata, oltre che dall’ascesa politica di cui è stato protagonista, anche dai sondaggi secondo cui è ben visto e stimato dalla maggioranza della popolazione russa. Ma il vento cambia improvvisamente due anni prima delle presidenziali: siamo nel 1998 e la Russia è vittima di una crisi economica che fa calare drasticamente la sua popolarità: l’ex fisico prestato alla politica è infatti direttamente coinvolto nelle scelte politiche in campo economico e viene indicato come uno dei responsabili della crisi che ha colpito la Russia e messo in ginocchio il rublo. Tutto questo lo costringe a rassegnare le dimissioni dal ruolo di vicepremier. L’anno dopo, siamo nel 1999, cerca di ritornare al centro della scena politica: è tra i fondatori del cartello “Unione delle Forze di Destra”, sigla sotto la quale sono riunite diverse forze politiche di ispirazione liberale. Nelle elezioni per il rinnovo della Duma, che si tengono alla fine del 1999, arriva ad ottenere una percentuale pari all’8,6%, che in termini numerici corrispondo a quasi 6 milioni di voti. Ma a questo successo non ne seguiranno altri, anche a causa dell’avvento al Cremlino di Vladimir Putin. Comincia da quel momento il lungo periodo dell’opposizione a quello che ancora oggi è l’uomo forte della scena politica russa. Domenica Boris Nemtsov avrebbe dovuto partecipare a una manifestazione dell’opposizione e proprio pochi giorni prima dell’agguato in cui è stato ucciso aveva manifestato timori per la sua incolumità, chiamando in causa proprio l’attuale presidente russo.

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