Un corpo contratto e mummificato nella tipica posizione cosiddetta del loto, gambe e braccia incrociate come si posiziona chi fa meditazione buddista, risalente a circa duecento anni fa. E’ il corpo mummificato di un monaco buddista come si deduce anche dalle sue vesti tipiche dei monaci di quella religione. Il problema è che molti studiosi e appartenenti al buddismo sostengono che quello non è un cadavere, ma una persona viva caduta nella più profonda trance meditativa. La scoperta è stata fatta dalla polizia della Mongolia che ha arrestato alcune persone che, impossessatisi della mummia, volevano rivenderla. Secondo le prime ricostruzioni si tratterebbe di un monaco insegnante del Lama Dashi-Dorzho Itigiliov anche lui trovato mummificato, che nel 1927 annunciò ai suoi studenti che stava per morire e che avrebbero dovuto riesumare il suo corpo dopo trent’anni. Venne invece riesumato solo nel 2002 e trovato perfettamente mummificato nella posizione del loto, quindi sistemato in un tempio buddista dove viene adorato in preghiera. L’altro monaco, sostiene Barry Kerzin, un medico che assiste normalmente il Dalai Lama, è invece profondamente immerso nella meditazione, uno stato raro che si chiama “tukdam”: se la persona che sta meditando rimane in questo stato di meditazione, può diventare un Budda, ha spiegato: “Se una persona riesce a rimanere in questo stato per più di tre settimane il suo corpo gradualmente si restringe e alla fine della persona rimane soltanto i suoi capelli, le unghie e i vestiti”. “Il monaco è seduto nella posizione del loto, ha la mano sinistra aperta, e la destra nell’atto della predicazione delle dottrine del Sutra. Ciò significa che il lama non era morto, ma era in profonda meditazione secondo l’antica tradizione dei lama buddhisti” ha detto ancora.