“Se i negoziati di Merkel e Hollande con Putin avranno successo, ci sarà un cessate il fuoco che congelerà il conflitto. Altrimenti l’Ucraina diventerà una terra di nessuno con conseguenze devastanti per l’Europa intera”. E’ la lettura di Lucio Caracciolo, direttore di Limes, all’indomani dei colloqui a tre tra Germania, Francia e Russia. Il presidente francese, François Hollande, ha commentato osservando che un piano di pace su iniziativa di Parigi e Berlino è “una delle ultime chances” per porre fine al conflitto nell’Est dell’Ucraina. Mentre il cancelliere Angela Merkel ha ammesso che è ancora incerto se il piano avrà successo, ma che “vale certamente la pena tentare”.



Come si spiega l’escalation in corso nella crisi ucraina?

Già da tempo era evidente che gli accordi di Minsk che avrebbero dovuto garantire un cessate il fuoco non reggevano. D’altra parte le forze in campo sono abbastanza fuori controllo e imprevedibili. Non parlo degli attori indiretti, quali americani, russi ed europei, bensì dell’esercito ucraino e dei ribelli supportati dai russi.



Quanto è forte l’esercito ucraino?

Quello ucraino è un esercito molto male in arnese, che non ha una gran voglia di combattere e soprattutto che è molto infiltrato dai russi. Come se non bastasse è stato lanciato in una serie di offensive che lo hanno portato a delle gravi perdite. Ciò ha innescato polemiche molto forti a Kiev all’interno del governo e del Parlamento.

I russi schierati nell’Est dell’Ucraina come sono messi dal punto di vista militare e logistico?

I russi hanno capito che sul terreno potevano guadagnare spazio e negli ultimi mesi effettivamente hanno ottenuto alcune vittorie non indifferenti, tra cui la presa dell’aeroporto di Donetsk e i successi dell’offensiva verso Mariupol. L’obiettivo evidente è quello di costruire una linea di continuità territoriale tra le province di Luhans’k e di Donetsk, cioè tra le Repubbliche filorusse e la Crimea. La situazione sul terreno volge a favore dei russi e ciò facilità il perseguimento di questo obiettivo.



Quali possono essere i risultati del piano Merkel-Hollande?

La missione di Hollande e Merkel è davvero significativa ed è stata molto apprezzata da Putin, perché, dopo mesi di aspri scontri o di polemiche a distanza, gli europei vanno a trattare a casa del presidente russo. Ho i miei dubbi che ciò possa portare a dei risultati stabili e concreti, ma è comunque una mossa molto importante perché dimostra un’iniziativa europea e la consapevolezza della reale posta in gioco.

Quali carte hanno da giocare Merkel e Hollande in questa partita?

Possono giocare sul fatto che con un accordo di cessate il fuoco si potrebbe evitare la fornitura di armamenti americani all’Ucraina. Ci potrebbe essere cioè un gioco delle parti tra americani ed europei. Washington fa balenare l’ipotesi di armare ulteriormente gli ucraini, e dall’altra gli europei portano avanti il negoziato.

 

Secondo lei che cosa accadrà a questo punto?

Possiamo fare l’ipotesi ottimistica, ma non del tutto infondata, che questi negoziati possano portare a un cessate il fuoco che congeli il conflitto, con un’eventuale immissione sul terreno di caschi blu dell’Onu. Questa sarebbe la soluzione ottimale in vista di un negoziato più sostanziale e di lungo periodo.

 

Su quali basi è possibile un accordo duraturo tra le parti in causa?

Va previsto uno scambio fra l’integrità territoriale dell’Ucraina, esclusa la Crimea che va alla Russia, e la creazione di una regione autonoma nella parte orientale del Paese. Ma soprattutto si dovrebbe stabilire che l’Ucraina resterà neutrale e che quindi non dovrà far parte della Nato. Questo è un punto delicato, difficile da rendere permanente dal momento che si tratta di una scelta politica revocabile, ma è una concessione molto importante da parte dell’Occidente.

 

Questa è quella che lei ha definito “l’ipotesi ottimistica”. E quella pessimistica?

In questo caso i rischi di un’estensione del conflitto e di un collasso del regime di Kiev non sono del tutto da escludere.

 

Con quali conseguenze?

Lo spazio ucraino diventerebbe una terra di nessuno, attraversata da gruppi armati, con una condizione di permanente instabilità al confine tra Ue e Russia, ma soprattutto tra Nato e Russia. Ciò sarebbe evidentemente un disastro dal punto di vista umanitario, della nostra sicurezza, nonché dell’economia e degli approvvigionamenti energetici.

 

Perché a Mosca ci vanno Hollande e la Merkel e non la Mogherini?

Che domanda! Evidentemente perché Hollande e la Merkel sono i capi di Francia e Germania, mentre la Mogherini è il capo solo di se stessa.

 

Il fatto che sia Alto rappresentante Ue non conta nulla?

Il suo ruolo è pura apparenza, non sostanza. Nessuno pensa di affidare alla Mogherini le scelte di Stati europei quali Francia, Germania, Regno Unito o Lussemburgo.

 

(Pietro Vernizzi)