Lunedì è stata compiuta una perquisizione nella casa del tecnico informatico Diego Lagomarsino, collaboratore del Pm Alberto Nisman. Gli inquirenti vogliono capire se sia, oltre all’ultima persona a incontrare il funzionario morto misteriosamente il 18 gennaio scorso, il responsabile del funzionamento a distanza del suo pc. “Quello di Nisman è stato un assassinio, l’ipotesi del suicidio e dell’incidente sono da scartarsi”, ha affermato la settimana scorsa in una conferenza stampa l’ex moglie del Pm, la giudice Arroyo Salgado. Secondo la stessa, le indagini fatte da un gruppo di esperti criminologi, tra i migliori del Paese, da lei incaricati hanno dimostrato che “non c’è traccia di spasmo nella mano destra, cosa che dovrebbe prodursi in caso di suicidio, il corpo ha subito una lunga agonia e oltretutto si registra una copiosa emorragia, impossibile in caso di uno sparo alla testa da distanza di un centimetro, come ammettono le indagini fin qui svolte dalla Pm Feinn”. 



Altro dato importante: il corpo di Nisman è stato mosso, è ciò completa il quadro di un’indagine ufficiale che sicuramente, a detta di molti esperti, non è stata condotta in modo corretto. Fin dai suoi inizi, quando l’ipotesi del suicidio era stata data per certa, seppur non totalmente, vista la mancanza di impronte sull’arma del delitto, una calibro 21 prestata dal consulente informatico di Nisman, Lagomarsino, su richiesta dello stesso che non si sentiva affatto al sicuro, e anche dall’assenza di tracce di polvere da sparo sulla mano.



Altro dato fornito dall’equipe tecnica organizzata da Salgado risiede nell’ora della morte di Nisman che, stando ai loro calcoli, deve considerarsi in un periodo anteriore di 36 ore dall’autopsia e quindi il pomeriggio del 17 gennaio, non domenica 18 e molto prima delle 18, ora in cui il Pm aprì il suo computer. Che però un tecnico esperto può facilmente manovrare a distanza, da qui il motivo della perizia nella casa di Lagomarsino.

Il caso quindi si riapre, dopo che negli ultimi giorni gli sviluppi maggiori si erano registrati sul rigetto da parte del giudice Rafecas della denuncia contro la Presidente Kirchner, il Ministro Timerman e due collaboratori del Governo per copertura delle responsabilità dello Stato iraniano nell’attentato alla mutuale ebrea Amia del 1994, presentata dal Pm Pollicita, che ha sostituito Nisman. Quest’ultimo ha presentato un ricorso che verrà esaminato a breve contro un provvedimento che getta molti sospetti, soprattutto per i precedenti del giudice, che è accusato di aver passato informazioni od ostacolato altre indagini, come quelle relative alle cause che vedono implicati il vicepresidente Amado Bodou e il Capo dell’Esercito Milani, accusati rispettivamente di appropriazione indebita della zecca privata delegata alla stampa delle banconote e della sparizione di tre militari renitenti durante l’epoca della dittatura militare.



Molti sostengono che la celerità della decisione sia sospetta, soprattutto a causa della gran quantità di intercettazioni accumulate da Nisman durante le sue indagini e anche perché, nella sua relazione, Rafecas rivela due documenti trovati nella cassaforte del Pm in aperta contraddizione tra loro: in uno si solleva la Presidente da qualsiasi responsabilità, mentre nell’altro si emette la denuncia. Fatto rimarcato dalla stessa Kirchner sia nel suo discorso di 4 ore in occasione dell’apertura delle Camere, domenica scorsa, che in un annuncio a pagamento apparso martedì sui principali quotidiani argentini (e anche italiani). Ma l’ex segretaria di Nisman ha dichiarato come il secondo documento annullasse il primo a causa degli sviluppi delle indagini. E appare abbastanza chiaro come il repentino cambiamento sia dovuto a prove schiaccianti che, a detta di molti, Nisman si era tenuto come veri e propri assi nella manica da mostrare nella seduta alla quale non ha mai potuto partecipare. 

La settimana scorsa un organo di stampa governativo aveva diffuso la notizia secondo la quale nel corpo dell’uomo fossero stati trovati livelli di alcool altissimi, giustificandone il suicidio, ma la stessa fonte ha oggi corretto la notizia, dicendosi vittima di un errore. L’accanimento governativo contro il Pm, che già si era manifestato con Nisman vivo, dopo la sua denuncia, è continuato con la diffusione di notizie rivelatesi senza fondamento, quali una presunta relazione amorosa con Lagomarsino, quindi attribuendogli molteplici flirt con varie donne del jet-set argentino. Che si sommano alle continue accuse di cospirazione, estese anche all’ambiente giudiziario, continuamente ribadite a ogni apparizione presidenziale, che in molti interpretano come una estrema difesa della Kirchner dalle indagini che coinvolgono lei e la sua famiglia su società dedite al riciclaggio e all’esportazione di capitali di proprietà che, bloccate da due anni a causa di continue sostituzioni di Pm operate dalla Procuratrice Generale Gils Carbò, sono riprese da qualche mese. Ed estese agli Stati Uniti, dove gli avvocati rappresentanti i Fondi di investimento implicati nella causa dei “Tango bond” hanno ottenuto da tempo l’apertura di un’indagine su società di comodo intestate a Lazaro Baez, prestanome della famiglia Kirchner, con sede in Pennsylvania, Nevada e Texas. 

Tempi duri per il kirchnerismo e la sua favola argentina, che si è arricchita di un altro particolare scomodo: la sponsorizzazione della trasmissione televisiva “Futbol para todos”, che permette di assistere in diretta alle partite di campionato, produce annualmente una spesa da parte dello Stato di oltre 6000 milioni di pesos (oltre 700 milioni di dollari) in pubblicità governative, ben 14 volte la cifra stanziata per la costruzione di scuole. Un dato che lascia ben pochi dubbi sugli obiettivi che il kirchnerismo persegue dal fatidico 2001.