EVANSVILLE (Indiana) — Driving while BlackMolti anni orsono, avevo un impiegato afroamericano che a volte non si faceva vedere al lavoro. Verso mezzogiorno del giorno in cui non si era presentato, mi arrivava una chiamata da John che, dalla prigione della Contea, mi comunicava di essere stato arrestato. La ragione era sempre la stessa: “I was driving while Black“, cioè “guidavo mentre ero nero” (un’espressione modellata su altri reati come  guidare mentre si è drogati o ubriachi, ndt).



John descriveva così un’esperienza comune a molti afroamericani non ricchi nel Mid West, nel Sud e Sud Ovest degli Stati Uniti. Un poliziotto bianco vede un nero che guida un’auto, lo fa accostare ai bordi della strada per qualche lieve infrazione alle regole del traffico e inizia a perquisire a fondo la macchina alla ricerca di droga, armi, attrezzi o altre cose illegali. 



La lista degli arresti di John conteneva cose tipo “trasporto illegale di sigarette”, possesso di “Schedule II narcotic”, cioè di una droga per cui John aveva una prescrizione medica (sostanze tipo, per esempio, la morfina, ndt), “resistenza all’arresto”, accusa per la quale basta chiedere ai poliziotti perché si è stati costretti ad accostare ai bordi della strada. In tutti questi casi, le multe e le cauzioni di John hanno costituito una buona sorgente di introiti per il governo locale. E’ diventata una specie di battuta tra gli afroamericani rispondere alla domanda se fossero mai stati arrestati “yes, I was driving while Black“.



Is it Justice or is it “Just Us”?Il recente rapporto del Dipartimento della Giustizia su Ferguson non solo ha provocato le dimissioni del capo della polizia e di altri sei funzionari, ma ha suscitato nuove reazioni nella comunità afroamericana. Solo poche ore dopo l’annuncio del rapporto, uomini armati hanno sparato e ferito due poliziotti che presidiavano la sede centrale della polizia. 

Il rapporto metteva in rilievo che vi è un numero sproporzionato di poliziotti bianchi “al servizio e per la protezione” di una eccessivamente vasta comunità nera, segnalando l’esistenza di un sistema razzista, di un approccio razzista (fermare una macchina solo perché guidata da un nero), di arresti con incriminazioni difficili da sostenere, ma che producono introiti per il governo locale. Le accuse del rapporto del Dipartimento della Giustizia non riguardano solo Ferguson, ma sono tuttavia particolarmente centrate su ciò che vi è accaduto. 

Il Gran Giurì della Contea di Saint Louis e l’inchiesta della Giustizia federale non hanno rinviato a giudizio il poliziotto che ha ucciso il disarmato Michael Brown, ma nella comunità afroamericana continua a permanere una domanda: “Is this Justice? Or is it JUST us?”, “Questa è vera giustizia? “O è solo noi?”

Le conseguenze a lungo termine della schiavitù, della povertà e del razzismo — Le  origini di ciò che sta accadendo possono essere fatte risalire alle radici della società agraria del Sud. E’ ben noto come gli africani siano stati portati negli Stati Uniti nei primi duecento anni della nostra storia. Il lavoro degli schiavi è alla fonte di una quantità eccezionale di ricchezza generata nel Sud agrario: cotone, zucchero e tabacco a quel tempo significavano raccolti di moneta sonante. 

Dopo la guerra civile e la Dichiarazione di Emancipazione di Lincoln, che liberò gli schiavi, in quelle zone fu stabilito un duro sistema di controllo, emarginazione e razzismo. Pur con i grandi passi avanti negli anni 60 grazie al Movimento per i diritti civili di Martin Luther King, è rimasto molto di questo razzismo e di questa emarginazione nella cultura, nella politica, nell’educazione, nel governo e nella società.  

Proprio questa settimana, il capo del sistema di trasporto pubblico di Baton Rouge, Louisiana, ha dichiarato ufficialmente che “i bianchi non utilizzano a Baton Rouge gli autobus perché tutti i loro guidatori sono neri”. Una parte di Baton Rouge sta cercando di staccarsi per formare una nuova città, abitata prevalentemente da bianchi. Se il piano avesse successo, tutte le scuole nell’area metropolitana ricadrebbero nuovamente nella segregazione, annullando più di cinquant’anni di iniziative e leggi sui diritti civili. 

Le radici del Missouri sono pro schiavitù — Il Missouri è stato ammesso negli Stati Uniti come stato schiavista e questo è un punto molto importante in queste vicende. Il “Compromesso del Missouri” del 1820 decretava l’ammissione dell’Unione del Missouri come stato schiavista e, contemporaneamente, del Maine come stato libero, per mantenere l’equilibrio tra stati in cui esisteva la schiavitù e stati in cui essa era abolita. In questo modo si evitò per qualche tempo la guerra civile (dopo la quale il Compromesso fu cancellato), ma la “cultura agraria anteguerra del Sud” rimase così innervata nella società del Missouri. 

Le tensioni razziali hanno continuato a manifestarsi, tra alti e bassi, dalla fine della guerra civile e quest’ultima recrudescenza è la conseguenza di generazioni di potere, persecuzioni, controllo e imposizioni a sfondo razziale sulla comunità afroamericana. La violenza che abbiamo visto nelle strade è la frustrazione di generazioni che sta venendo alla superficie.