Benjamin Netanyahu “è un terrorista e chi lo ha votato è terrorista come lui”. A poche ore dalla vittoria alle elezioni del premier israeliano, è questo il commento di Izzat al-Rishq, esponente di Hamas, movimento politico palestinese che dal 2007 controlla la Striscia di Gaza. “La vittoria di Netanyahu – ha aggiunto Rishq ai microfoni di Aki-Adnkronos International – indica che la società sionista tende sempre più verso l’estremismo”, quindi a suo giudizio sarà inevitabile un “prossimo collasso del cosiddetto processo di pace”. Rishq ha quindi confermato che Hamas “va avanti con il suo progetto di resistenza, a prescindere dal terrorista che guiderà il governo d’occupazione”.
“Sono veramente fiero per la grandezza di Israele. Nel momento della verità, ha preso la decisione giusta”. Queste le parole di Benjamin Netanyahu dopo la vittoria nelle elezioni. “Ora dovremo formare un governo forte e stabile: oggi ho parlato con tutti i leader dei partiti del campo nazionale e mi sono appellato per formare un governo senza indugio”, ha detto il premier israeliano che ha pubblicato il discorso della vittoria sulla sua pagina Facebook. Ha invece ammesso la sconfitta Isaac Herzog, leader del partito Unione sionista e dell’opposizione israeliana: “Poco fa ho parlato con Netanyahu, gli ho fatto i complimenti per il risultato e gli ho augurato buona fortuna”, ha detto, spiegando che il partito “continuerà ad essere un’alternativa” alla destra del Likud.
Benjamin Netanyahu vince le elezioni in Israele e conquista il quarto mandato consecutivo, diventando così il premier più longevo nella storia del Paese. Dopo la chiusura dei seggi (alle 22 di ieri, ora locale) e ultimato lo spoglio delle schede, il dato ormai definitivo è arrivato alle prime luci dell’alba: il Likud, partito conservatore di cui è leader Netanyahu, ha conquistato 29 dei 120 seggi della Knesset, staccando il diretto avversario del centrosinistra Isaac Herzog fermo a quota 24. Secondo i media locali, il premier israeliano avrebbe adesso la possibilità di costituire una maggioranza di destra con oltre 60 seggi: “Formerò un governo entro due-tre settimane”, ha detto Netanyhu che a breve parlerà con “gli altri leader che prenderanno parte alla coalizione”. Al terzo posto, con 14 seggi, i partiti arabi riuniti in un’unica lista, mentre a seguire con 11 seggi ci sono i centristi di Yar Lapid che fanno registrare un netto calo rispetto ai risultati di due anni fa. Dieci seggi per Kuluna, movimento di centro fondato da Moshe Khalon, mentre otto vanno ad Habayit Hayehudi.
Alle 16 di oggi ha votato il 45,4 per cento dei 5.8 milioni di israeliani chiamati alle urne. Si tratta di un dato simile a quello del 2013, pari al 46,6 per cento, ma in quella circostanza la percentuale riguardava un campione più piccolo di seggi. I seggi sono stati aperti alle 7 del mattino in 10mila località del Paese. Intanto i primi exit poll saranno diffusi alle 21 di stasera, mentre per avere i risultati ufficiali occorrerà una settimana, ma già stanotte è possibile che si abbia il nome del vincitore. Si respira nervosismo per le elezioni da parte dell’attuale premier che ieri ha fatto il suo ultimo spot elettorale, affermando che se vincerà il suo partito la Palestina non sarà mai uno Stato. Poi ha fatto un appello agli elettori: “Votate, gli arabi israeliani ci stanno andando in massa”. Intanto, secondo gli analisti, l’affluenza è molto alta e potrebbe attestarsi oltre il 65 per cento. Invece Herzog ha dichiarato: “La scelta oggi è fra il cambiamento e la speranza, oppure la demoralizzazione e la delusione”.
Affluenza record in Israele per le elezioni legislative. Alle ore 12 si è recato alle urne il 26,5% degli aventi diritto (circa un milione e mezzo di persone su un totale di poco meno di 6 milioni). I seggi hanno aperto alle 7 ora locale (le 6 in Italia) e chiuderanno alle 22 (le 21 in Italia) dopo di che inizierà lo spoglio delle schede. Il premier Benjamin Netanyahu ha votato nel seggio in una scuola di Gerusalemme: “Non vi sarà nessun governo con i laburisti, io formerò un governo nazionalista”, ha assicurato il leader del partito di destra Likud parlando con i giornalisti presenti. Poi su Facebook ha lanciato un nuovo appello: “Il governo di destra è in pericolo, gli arabi stanno andando in massa a votare – si legge sul social – Andate a votare, portate i vostri amici a votare in modo da colmare la distanza tra noi e i laburisti”.
Al voto oggi quasi 6 milioni di israeliani per l’elezione del premier. I leader fanno gli ultimi appelli prima del voto, mentre Benjamin Netanyahu, alla ricerca del quarto mandato, ha annunciato che in caso di vittoria ci saranno nuovi insediamenti israeliani a Gerusalemme Est, garantendo inoltre che non permetterà che sia creato uno Stato palestinese. “Chiunque acconsentirà alla creazione di un stato palestinese – ha detto il leader del Likud – non farà altro che offrire dentro lo stato di Israele una base di lancio per gli attacchi dell’Islam radicale”. I sondaggi però danno come favorita la coalizione di centrosinistra guidata dal leader laburista Isaac Herzog. A questo partito andrebbero 26 dei 120 seggi disponibili in parlamento. Il partito conservatore del premier uscente Netanyahu otterrebbe invece 22 seggi. Segue con tredici seggi la cosiddetta Joint List che vede per la prima volta tutti insieme i partiti di tendenza arabo-israeliana. Anche altri sondaggi danno quattro seggi di differenza tra i due maggiori partiti, con i laburisti sempre in vantaggio. Herzog è nipote di un ex presidente e di un ex ministro degli Esteri, ed è stato ministro del Welfare e del Turismo. I temi della sua agenda sono la pace con i palestinesi e i temi economici. Potrebbe essere lui a guidare il governo, almeno stando ai sondaggi. È un avvocato di 54 anni, sposato e con tre figli, suo padre Chaim Herzog è stato il sesto presidente d’Israele. “Votare per le altre formazioni centriste o di sinistra – ha detto il candidato – impedirebbe il cambiamento e terrebbe Israele bloccato con Bibi”. Secondo gli ultimi sondaggi, l’Unione Sionista di Herzog dovrebbe infatti ottenere tra i 24 e i 26 seggi, su 120 di cui è composto il Parlamento d’Israele. Altro ruolo importante sarà giocato da quattro partiti arabo-israeliani riuniti in un’unica lista con lo scopo di superare lo sbarramento del 3,25 per cento. Mentre Benjamin Netanyahu è alla ricerca del suo quarto mandato. È stato lui a volere queste elezioni allo scopo di ottenere una maggioranza più forte, ma adesso rischia la sconfitta. (Serena Marotta)