Era il 1996, il 23 Novembre per l’esattezza, quando tutto il mondo venne a sapere della morte dell’agente dei servizi segreti russi, del KGB. La notizia di per sé non avrebbe avuto tanto scalpore se non fosse per il fatto che Alexander Litvinenko morì per avvelenamento da Polonio210. Una sostanza radioattiva ad elevate capacità mortali. Una recente rivelazione, supportata dalle indagini giudiziarie, ha definito Litvinenko un uomo dalle tre facce. Il defunto agente segreto infatti sembra che lavorasse per conto di ben tre stati: Russia, Inghilterra e Spagna. Di sicuro di fatti oscuri ne doveva conoscere molti e probabilmente la sua morte è stata decretata appunto in virtù dei segreti conservati nella sua memoria. La sua vita da James Bond inizia dopo l’arruolamento nell’armata rossa, come fece suo padre. Dopo la sua nomina a sottotenente, Alexander Litvinenko, attenzionato da alcuni uomini del KGB, viene arruolato tra le file degli agenti segreti, che gli assegnano un incarico nel terzo direttorato. Una divisione che si occupava di studiare ed eliminare le attività terroristiche. Dopo il suo arresto, del quale riuscì a dimostrare la sua assoluta estraneità ai fatti di cui era accusato, cioè aver picchiato un detenuto durante un interrogatorio, decise di lasciare la Russia perché non si sentiva più sicuro in quel paese. Attaccò duramente il potere russo e soprattutto il presidente Vladmir Putin. Riuscì a trovare ospitalità nel regno Unito ottenendo dal paese anche rifugio politico. In una sua pubblicazione, Litvinenko accusa gli agenti del FSB, per la cronaca il rinato KGB, di essere i veri mandanti ed autori degli attentati in Russia del 1999. Secondo Litvinenko quegli attentati, che causarono centinaia di vittime, furono organizzati facendo ricadere la responsabilità alla Cecenia, così da poter successivamente giustificare la ripresa delle attività belliche contro quel territorio. Successivamente il defunto agente segreto, in un’altra pubblicazione dichiara pubblicamente che il responsabile degli attentati era in realtà il Presidente Putin. E’ opinione comune che fu con queste dichiarazioni che Litvinenko firmò la sua condanna a morte. La scelta di chiedere asilo al Regno Unito, da cui poi scaturì probabilmente la conseguente collaborazione, prese le mosse dal fatto che al momento era forse l’unico paese di cui si poteva fidare. Nemmeno l’Italia era per Litvinenko un paese amico. Addirittura accusò il nostro ex presidente del consiglio, Romano Prodi, di essere anche lui al servizio del Kgb all’interno del nostro stato. Dichiarazioni queste molto pesanti ma che non trovarono mai una conferma ufficiale da parte degli uomini della intelligence nostrana. Il Polonio 210 gli venne somministrato attraverso il cibo. Un episodio questo che suscitò molta attenzione soprattutto dopo la divulgazione delle immagini del dissidente sovietico morente. Paolo Guzzanti e Michele Scaramella, presidente e consulente della Commissione Mitrokin, furono tirati in ballo in questa storia proprio a causa delle presunte collaborazioni con il Kgb dello Stato italiano attraverso Romano Prodi ed altri membri del governo di centrosinistra esistente all’epoca dei fatti. Tra le accuse rivolte da Litivinenko al presidente Putin, oltre alla strage del 1999, anche quella di essere stato il mandante dell’uccisione della giornalista Anna Politkovskaja ed anche di essere un pedofilo. L’affaire del Polonio 210 ebbe una notevole rilevanza anche nel periodo successivo alla morte del dissidente sovietico. In molti, in quel periodo, accusavano malori la cui provenienza appariva derivante proprio dalla terribile sostanza. Fu inquietante anche la reazione dell’ambasciata russa a Londra, città dove morì Litvinenko, che in virtù dei diritti diplomatici fece prelevare la salma del dissidente, opponendosi all’autopsia del cadavere ed inviandola invece a Mosca per effettuarne la cremazione. Per l’opinione pubblica, ignara di ogni conoscenza reale delle cose, quesl gesto fu proprio la conferma di volere eliminare ogni altra possibile indagine nel timore di confermare verità scomode a molti. Ancora oggi il caso Litvinenko fa scalpore attraverso tutti i media internazionali. Già nel 2012 uscì la notizia che vedeva Litvinenko al servizio dei servizi segreti britannici e spagnoli impegnati nel tentativo di svelare i loschi intrighi tra la mafia russa, il Cremlino ed il presidente Putin. E’ recente la notizia che uno dei due principali accusati dell’uccisione di Litvinenko vuole testimoniare per dimostrare la propria innocenza. L’ex agente dei servizi indagato sostiene di avere prove certe della sua estraneità all’omicidio. Nessuno al momento ha notizia delle probabili dichiarazioni che potrebbero sconvolgere l’andamento dell’inchiesta e rivelare nuove terribili verità. Intanto si è deciso di sospendere la conclusione del processo fin quando non verrà acquisita la dichiarazione dell’indagato.