Ha trascorso 23 anni in carcere, nel braccio della morte, accusata ingiustamente di avere assassinato il figlio di quattro anni. Oggi Debra Milke è libera. È infatti arrivato il verdetto definitivo. La condanna era avvenuta sulla base delle dichiarazioni di un agente di polizia, Armando Saldate, che già per quattro volte aveva mentito ai giudici in quattro processi e più volte era stato accusato di corruzione. L’uomo in aula aveva affermato che la donna gli aveva confessato l’omicidio del figlio Christopher. Ma di quella confessione, che poteva avere come movente quello di incassare i soldi dell’assicurazione sulla vita di 5mila dollari che aveva fatto per il figlio, non c’era nessuna traccia: nessun testimone, né registrazioni. Così in base a queste accuse, Debra ha vissuto 23 anni della sua vita in carcere, in quanto la giuria si è basata solo sulle parole dell’agente. Adesso la signora Milke, 51 anni, ha dichiarato, attraverso il suo legale, di aver deciso di fare causa davanti alla Corte Federale alla polizia di Phoenix, i detctive, tutto il dipartimento e la procura per violazione di diritti e processo ingiusto. L’omicidio di Christopher è stato ucciso dal coinquilino della madre, James Styers, con un colpo alla testa. Intanto nello Utah viene ripristinata la fucilazione, come ha deciso il governatore, nel caso in cui non possa essere eseguita l’iniezione letale a causa di mancanza di medicinali. (Serena Marotta) 



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