Per Carlo Jean, intervistato da ilsussidiario.net, quella che si sta prefigurando nello Yemen è solo una nuova puntata dell’infinita guerra che sta spaccando in due il mondo arabo da decenni, il conflitto tra sciiti e sunniti. Con la differenza che adesso si è messa in moto una coalizione impressionante, che va dal Marocco al Pakistan, passando per Egitto e Giordania, guidata ovviamente dall’Arabia Saudita. Sull’altro fronte Iran e Siria, mentre ancora una volta gli Stati Uniti si schierano con i primi e la Russia con i secondi. Quella che si profila, dice ancora Jean, è una sorta di guerra analoga a quella dei Trent’anni che insanguinò l’Europa secoli fa e che i sunniti non potranno mai permettersi di perdere.



Lo Yemen è un Paese che a parte sparute occasioni è sempre stato praticamente ignorato da media e dalla politica occidentali. Che ruolo ha avuto fino a oggi nello scacchiere arabo?

Lo Yemen è un paese tipicamente tribale diviso in clan, in cui come elementi di potenza da un lato ci sono gli houthi, dall’altro i sunniti e poi al Qaeda. Ma è sempre stato un paese che ha vissuto di contrasti di carattere tribale. Negli ultimi tempi si è assistito a un continuo rovesciamento di fronti, dopo che si era raggiunto una specie di accordo di convivenza con un presidente di etnia houthi e un vicepresidente sunnita. Un accordo facilitato dall’Arabia Saudita. Poi l’accordo è saltato durante la primavera araba, il presidente in carica è fuggito e adesso sembra stia appoggiando la rivolta contro il suo vice, che nel frattempo era diventato presidente e che adesso è stato costretto a sua volta a fuggire a Riad.



L’Arabia Saudita grida al pericolo sciita, cioè all’Iran: è così?

Sicuramente l’Iran è dietro le quinte. Si sente abbastanza forte perché dalla sua volontà dipende l’accordo sul nucleare con gli americani e di conseguenza c’è un aspetto di carattere internazionale che pesa sul tutto.

A proposito di Iran, l’Arabia ha detto anche che c’è il rischio che il quadro della regione cambi a favore dell’Iran, che cosa significa?

Con l’invasione dell’Afghanistan che ha eliminato i talebani sunniti e anche molto anti iraniani, e poi con la eliminazione di Saddam in Iraq che era il baluardo difensivo che fermava l’Iran nella regione, la cosiddetta mezzaluna sciita che parte dall’Iran passando per la grande maggioranza sciita in Iraq arriva oggi fino alla Siria e agli Hezbollah in Libano. Dunque per l’Arabia Saudita c’è un pericolo effettivo. 



E’ d’accordo con chi dice che l’Arabia Saudita fa sempre quello che vuole, anche in questa occasione, senza ascoltare gli organismi internazionali?

L’Arabia non dipende più dagli Usa come una volta, ha acquisito una certa libertà di azione che di conseguenza sa utilizzare. Adesso l’obiettivo principale è di non avere una presenza iraniana forte ai confini meridionali. Gli houthi sono sciiti però sono anche una setta che è molto più simile teologicamente ai sunniti che agli sciiti iraniani, ad esempio anche loro onorano il quinto califfo piuttosto che il dodicesimo.

C’è anche chi dice che lo Yemen possa diventare una nuova Siria.

In un certo senso lo è già.

 

L’Arabia ha cominciato a bombardare lo Yemen, anche se dice che non manderà truppe di terra. Che tipo di scenario militare prevede?

Dal punto di vista militare l’Arabia ha come strumento principale i soldi, circa 800 miliardi di dollari cash, e tenterà di comprare le tribù per trovare un nuovo equilibrio.

 

Nel quadro sono implicati come sempre Stati Uniti e Russia, quale il loro ruolo al momento?

La Russia come sempre sostiene l’Iran, mentre gli Usa si trovano in una situazione paradossale. A Tikrit bombardano l’Isis per sostenere le milizie sciite inquadrate dagli iraniani, mentre nello Yemen sostengono l’Arabia che attacca le milizie houthi anche queste inquadrate dagli iraniani.

 

L’occidente anche questa volta sembra travolto dagli eventi senza avere una strategia.

Fino a quando non si usano masse di truppe terrestri non ci sarà una pace corrispondente alla volontà dell’occidente che è quindi costretto a lasciare spazio alle forze locali.

 

Che previsioni si possono fare?

Esiste una coalizione sunnita davvero impressionante, Giordania e Marocco hanno preso soldi dal Consiglio del golfo arabo, Egitto e Pakistan prendono soldi dall’Arabia. Tutti questi paesi non possono non ottenere il risultato che vogliono, sarebbe per loro una sconfitta nei confronti del mondo sciita che non possono permettersi. Si andrà per le lunghe, con il rischio che si rinnovi qualcosa di analogo alla Guerra dei Trent’anni di europea memoria.