Il portale Islam Web è tornato a diffondere una notizia che aveva già fatto scalpore nel 2012 e che ha un suono ancora più sinistro alla luce delle distruzioni operate dai terroristi dell’Isis al museo di Mosul. Viene riportata una fatwa in cui si suggerisce la distruzione delle Piramidi egizie e della grande Sfinge. Nell’ordinamento giuridico islamico, la fatwa è la risposta che viene data da un giudice competente in merito a una domanda che possa sorgere su un punto legislativo non sufficientemente chiaro. Nella fatwa in questione, quindi, si dice che è legale distruggere i simboli dei faraoni dell’antico Egitto, poiché consentire la loro esistenza significa avallare l’idolatria. Si aggiunge anche, però, che qualora questi beni siano tutelati da enti competenti, si può anche essere perdonati, se non si procede con la distruzione.
A diffondere questo tipo di messaggio nel 2012 era stato il predicatore jihadista Murgan Salem al Gohary, il quale sostenne, nell’ambito di un’intervista sostenuta sul canale egiziano Dream 2, che la distruzione degli idoli fa parte dei sacri doveri dell’Islam. Ad esempio, in quell’occasione citò un altro riprovevole episodio, quello della distruzione delle statue dei Buddha di Bamiyan in Afghanistan. Immediatamente si levò lo sconcerto da più parti, a livello internazionale, ma a reagire con maggiore veemenza fu Adel Abdel Razek, presidente dell’Unione Camere di Turismo Egiziana, il quale volle leggere in quell’affermazione, più che un invito a rispettare i precetti dell’Islam, un tentativo di minare una dalle poche basi economiche del’Egitto, ovvero il turismo indotto dalla grandi piramidi.
Dunque, viene da chiedersi se Sfingi e Piramidi siano realmente in pericolo, e la risposta realistica, vista la distruzione delle statue del Buddha di Bamiyan, è sì. Quelle enormi statue avevano rispettivamente 1500 e 1800 anni, e si trovavano a poca distanza dalla capitale dell’Afghanistan Kabul. Nel 2001 vennero bombardate e prese a colpi di cannone per oltre un mese, al fine di distruggerne anche solo il ricordo impresso nella roccia.