“Non solo questa Europa non si attrezza per dare risposte adeguate ai flussi migratori, ma spaventa anche gli italiani con degli allarmismi ingiustificati”. Sono le parole di Franco Frattini, ex ministro degli Esteri, già vicepresidente della Commissione europea ed ex commissario Ue per la Giustizia, la Libertà e la Sicurezza. Il direttore esecutivo di Frontex (Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Ue), Fabrice Leggeri, ieri ha lanciato l’allarme: “A seconda delle fonti ci viene segnalato che ci sono tra i 500mila ed un milione di migranti pronti a partire dalla Libia”. Quindi ha aggiunto: “Dobbiamo essere coscienti dei rischi. Ad ora non ho prove per dire che (i terroristi, ndr) hanno la situazione dell’immigrazione illegale sotto controllo. Ma dobbiamo stare attenti, perché se questo non accade ora potrebbe accadere in futuro”.
Frattini, quali sono i rischi per l’Italia?
Noi abbiamo certamente un livello d’allerta molto elevato ed è chiaro che gli apparati d’intelligence sono già in allerta. C’è un rischio evidente, che nelle ultime settimane è aumentato. Le minacce di Isis di infiltrare jihadisti nelle barche dei disperati va in qualche modo presa in considerazione. Non farei peraltro degli allarmismi, perché farebbero soltanto il gioco della propaganda jihadista. Il messaggio ai terroristi deve essere: “Sappiamo chi siete e ci prepariamo ad accogliervi come meritate”.
Frontex ha parlato di 1 milione di persone pronte a partire dalla Libia. Qual è la reale entità del fenomeno?
Per portare un milione di persone dalle coste libiche a quelle italiane ci vorrebbe una flotta che nemmeno tutti i falegnami dell’Africa messi insieme riuscirebbero a costruire. I trafficanti operano con “carrette” che portano 150/200 persone. Quello di Frontex è un numero teorico, ma dà l’impressione del rischio di un esodo importante. Il vero problema è un altro.
Quale?
Prima di dare questi numeri, Frontex dovrebbe pensare alle misure che ha messo in cantiere. L’operazione Triton sarebbe assolutamente insufficiente anche se gli immigrati fossero in tutto 10mila. Prima di fornire questi numeri allarmistici, Frontex dovrebbe attrezzarsi per fare fronte ai veri problemi, altrimenti si ha un doppio effetto controproducente. Anche perché quando sul mare occorre fare un salvataggio non c’è Triton, ma le imbarcazioni della guardia costiera italiana.
Perché Triton è inadeguata?
E’ inadeguata perché non dispone delle risorse necessarie. Per Triton, cui partecipa l’intera Ue, si spende meno della metà di quello che Mare Nostrum costava solamente all’Italia. Ma c’è poi anche una questione che mi trovai a fronteggiare quando ero commissario europeo, e che riguarda le regole d’ingaggio. Se una barca è salvata in mare aperto da un’imbarcazione della marina di un certo Paese, gli immigrati sono automaticamente nel territorio di quella nazione.
Una norma che scoraggia i salvataggi?
Il problema è che nessuno si vuole portare gli immigrati in casa propria. Mettere in mare delle navi che battono bandiera di Paesi che rifiutano di prendere gli immigrati a bordo, rappresenta un handicap molto grave. La mia proposta era di attuare un’equa distribuzione tra Paesi Ue di tutti gli immigrati che venivano salvati, ma fu respinta.
Lei che cosa ne pensa della replica a Frontex del ministro Gentiloni, secondo cui “non serve sollevare allarmi e allarmismi, si tratta di impegnarci di più”?
Sono le parole giuste, è proprio quello che ho finito di dire. Se l’Europa, che sta facendo cento volte meno di quello che dovrebbe fare, viene a dire che sta arrivando un milione di persone sulle nostre coste, per coerenza dovrebbe spiegare una flotta di 500 navi.
Passiamo all’incontro Renzi-Putin. Secondo lei qual è il bilancio di questi colloqui?
E’ un bilancio molto positivo. Prima dell’incontro avevo rilasciato un’intervista all’agenzia Tass, nella quale avevo detto che Renzi avrebbe potuto ottenere una disponibilità di Putin a impegnarsi su Libia e terrorismo, e questa disponibilità c’è stata. In secondo luogo il nostro premier avrebbe dovuto confermare che l’Italia non appartiene al “club delle sanzioni”, cioè a quei Paesi che vogliono la guerra fredda contro Mosca. Il fatto che Renzi abbia detto che malgrado tutto noi vogliamo mantenere rapporti economici e politici con la Russia, è stato un messaggio importante per quelle tendenze pericolose che vogliono isolare Mosca dal resto del mondo.
In questo contesto come vede la questione energetica?
Per l’Italia la questione energetica è un problema relativamente serio, ma affrontabile. Abbiamo una diversificazione di fonti piuttosto buona e rapporti eccellenti con tutti i Paesi a Sud e a Est. Non corriamo quindi il rischio che nei nostri confronti ci siano comportamenti negativi.
Quale ruolo può giocare l’Ucraina?
L’Ucraina ha dei contratti commerciali con la Russia e deve pagare la bolletta. Se non ha i soldi per farlo, la soluzione è semplice. Questa Europa che ogni giorno dice di essere la migliore amica dell’Ucraina, dovrebbe aprire il portafogli e pagare al posto suo. E’ facile prendersela con la Russia, ma quando Putin dice che l’Ucraina deve pagare per il gas che riceve dice un’ovvietà.
(Pietro Vernizzi)