“Teheran non intende firmare l’accordo sul suo programma nucleare a meno che tutte le sanzioni economiche non siano revocate immediatamente”. Sono le parole del presidente iraniano, Hassan Rouhani, il quale ha poi aggiunto: “Non firmeremo alcun accordo a meno che tutte le sanzioni non vengano cancellate il primo giorno della sua applicazione”. Mentre la guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha sottolineato: “Tutte le sanzioni dovrebbero essere rimosse non appena viene raggiunto l’accordo. Se la rimozione delle sanzioni dipende da un altro processo, perché hanno cominciato a negoziare?”. Abbiamo chiesto un’analisi della situazione iraniana a Carlo Jean, generale ed esperto militare.
Quali giochi politici ci sono dietro le ultime affermazioni dei leader iraniani?
Rouhani e Ali Khamenei hanno grossi problemi interni soprattutto per l’opposizione da parte dei pasdaran, il corpo delle guardie della rivoluzione islamica, che rifiutano qualsiasi concessione sul nucleare. Cercano di conseguenza di opporsi al duo Rouhani-Khamenei che finora sull’accordo preliminare è stato in grado di reggere. L’obiettivo dei due leader è quello di bilanciare le concessioni per ripartire da un negoziato con basi più solide.
Qual è il significato di questo conflitto dentro l’Iran?
E’ un conflitto tra conservatori e moderati. L’elezione di Hassan Rouhani è stata voluta dalla parte moderata che a suo tempo aveva eletto Mohammad Khatami. Quello che è in atto in Iran è uno scontro tra poteri forti: da un lato ci sono i moderati, dall’altra gli ayatollah e il corpo delle guardie della Rivoluzione islamica con tutti gli appoggi di cui godono a tutti i livelli, incluso lo stesso mondo economico.
Quindi l’Iran è spaccato. E gli Stati Uniti?
La stessa cosa sta avvenendo nel Congresso Usa, che sicuramente imporrà a Obama un ritiro progressivo delle sanzioni man mano che l’Iran obbedirà agli accordi. La dichiarazione di Rouhani e Khamenei molto verosimilmente rafforzerà quanti negli Stati Uniti si oppongono all’approvazione dell’accordo. Il Congresso tornerà a riunirsi il 14 aprile, e non è escluso che possano emergere dei nuovi problemi…
La decisione ultima spetta alla Casa Bianca o al Congresso?
La decisione finale sugli accordi internazionali deve essere approvata dal Congresso.
Posto che i Repubblicani hanno la maggioranza, che cosa avverrà?
I Repubblicani sono divisi anche al loro interno, e di solito si procede con un accordo bipartisan. Bisognerà vedere se la parte moderata riuscirà a prevalere su quella più radicale.
Come si spiega la svolta di Obama sull’Iran rispetto ai suoi predecessori?
Non c’è stata nessuna svolta. Lo stesso Bush junior in un documento del 2006 rilevava che dal 2003 l’Iran aveva sospeso ogni arricchimento nucleare. Era già quindi un’apertura degli Stati Uniti nei confronti dell’Iran. Da allora sono iniziati i colloqui dual-track tra americani e iraniani per discutere del nucleare.
Per Netanyahu l’accordo sarà “il tempo zero per la bomba di Teheran”, mentre per Obama ci vorranno 12 mesi. Come stanno veramente le cose?
Il tempo di break-out, come è definito il tempo necessario a produrre la bomba atomica, secondo l’accordo preliminare è pari a un anno. Una volta cioè che l’accordo va a regime, ci vorrebbero dodici mesi per potere avere 35 chili di uranio arricchito al 90% necessario per la bomba nucleare. In realtà il tempo di break-out è molto ridotto. D’altra parte gli israeliani stanno sviluppando bombe termonucleari, e di conseguenza prima di lanciare una bomba atomica su Israele chiunque ci penserà bene, perché sarebbe cancellato dalla faccia della terra.
Il nucleare iraniano però potrebbe finire anche in mano ai pasdaran…
Se tornasse al potere un altro Ahmadinejad, la posizione iraniana sicuramente cambierebbe. Il sistema di verifiche previsto dagli accordi preliminari è comunque abbastanza forte e dipende dal fatto che in caso di non compliance da parte dell’Iran le sanzioni sarebbero imposte automaticamente. Ciò contraddice quanto affermano Khamenei e Rouhani secondo i quali le sanzioni andrebbero tolte immediatamente. Le sanzioni sono subordinate al controllo della compliance.
(Pietro Vernizzi)