Per chi ha accusato in passato papa Francesco di essere un pontefice timoroso le parole da lui dette prima della messa di ieri suoneranno come una autentica sorpresa. Tre i genocidi che hanno segnato la storia del XX secolo, secondo Francesco: oltre a quelli nazisti e stalinisti, il primo è stato quello degli armeni. Parole così forti e appunto inaspettate che il governo turco ha immediatamente convocato l’ambasciatore vaticano ad Ankara – il nunzio apostolico Antonio Lucibello – per esprimere formale protesta contro le parole di Francesco. La Turchia, infatti, non ha mai ufficialmente riconosciuto il massacro di centinaia di migliaia di armeni perpetrato esattamente un secolo fa.
Le parole del papa sono destinate ad aprire uno squarcio senza precedenti. “La definizione genocidio ha un significato molto preciso” ha detto al sussidiario Padre Monge, domenicano che vive da anni in Turchia. “Non la si usa a caso. Il papa aveva già dimostrato nella recente visita in Turchia di non avere paura di usare un linguaggio forte, ma certamente siamo adesso davanti a qualcosa di inedito. L’importante è disinnescare ogni dimensione politica da questo dibattito, a differenza di quanto hanno fatto invece secondo me erroneamente molti paesi europei. Il genocidio armeno deve essere analizzato dal punto di vista storico, ha urtato i turchi il tentativo da parte di certi governi europei di utilizzare la dimensione politica, con ricadute sulla realtà odierna. Parliamo di epoche storiche molto diverse e la stessa Turchia ha interesse ad aprire una indagine storica seria”. Per Pietro Kuciukan, console onorario armeno in Italia, l’atto di richiamare l’ambasciatore è un atto puramente formale che non dovrebbe avere particolari conseguenze. “Con le parole del papa si apre un momento di grande speranza per noi armeni, è qualcosa che aspettavamo”.
Come ha accolto le parole del papa? Si aspettava una presa di posizione così forte da parte di Francesco?
Siamo in tanti armeni qui a Roma, ci speravamo molto ed è avvenuto quanto speravamo. Questa forte dichiarazione è una verità storica assoluta che il papa ha recepito in modo totale. Per noi è stata una giornata di grande riconoscenza verso questo papa che è un uomo onesto e senza peli sulla lingua. E’ evidente che ha seguito la sua coscienza e non la politica di stato.
A proposito di politica di stato, il governo turco ha richiamato l’ambasciatore vaticano per protestare contro le parole del papa.
Gli ambasciatori si richiamano anche per delle sciocchezze, non è un problema. Anche i turchi sanno bene che c’è stato un genocidio, richiamare l’ambasciatore è un gesto puramente formale.
La negazione del genocidio da parte turca ha avuto qualcosa a che fare con il suo mancato ingresso nell’Ue, secondo lei?
La Turchia in realtà non ha mai voluto veramente entrare nell’Ue.
In che senso?
Ha seguito pochissimi dei protocolli richiesti. Lo scopo vero era riuscire a estromettere l’ingerenza dei militari nel governo usando come scusa l’entrata in Europa. Un’operazione che a Erdogan è riuscita.
Che significato hanno queste parole nella Turchia di un uomo come Erdogan che sogna il ritorno all’impero ottomano e si mostra così ambiguo verso il fondamentalismo islamico?
La Turchia di oggi vorrebbe rifondare l’impero ottomano che però, ricordiamolo, proprio per il fatto di dover governare tanti territori e tante popolazioni, per certi aspetti era molto tollerante, anche verso gli armeni. Personalmente Erdogan mi dà molte più speranze dei suoi predecessori.
Perché la Turchia si ostina nella negazione del genocidio?
Il genocidio degli armeni ebbe molte ragioni, anche la semplice rapina, e fu dettato da un governo che voleva ricostituire uno stato che andasse dal Bosforo alla Cina completamente turchizzato con l’eliminazione di ogni soggetto di popolo che non fosse compatibile con questo disegno. Il genocidio ha anche voluto dire la turchizzazione forzata di tutti gli orfani armeni. La negazione fu la conseguenza del fatto che le persone che avevano attuato il genocidio entrarono nel nuovo governo della Turchia repubblicana. Non potevano ammettere quello che loro stessi avevano fatto. Tra i carnefici quattro sono diventati ministri e uno anche presidente della repubblica.
Dunque le parole del papa aprono speranze nuove?
Aprono grandi speranze, adesso aspettiamo lo faccia anche Obama. L’Italia e altre quaranta nazioni hanno già riconosciuto il genocidio, speriamo che finalmente lo faccia anche la Turchia. Potrebbe farlo benissimo, quelli che hanno compiuto il genocidio non sono i turchi di oggi. Le nostre speranze sono grandi e ben fondate.
(Paolo Vites)