Non si placano le polemiche scaturite dopo che papa Francesco ha parlato di genocidio facendo riferimento alle uccisioni di armeni nel 1915, definendole come il primo genocidio del XX secolo. Così continua l’offensiva turca nei confronti del pontefice, accusato dal primo ministro Ahmet Davutoglu di essersi “unito al complotto” di “un fronte del male” contro il partito Giustizia e Sviluppo (Akp), il partito che è al governo in Turchia. Le parole del presidente turco non sono state commentate dalla Santa sede. Intanto Davutoglu ha aggiunto che la Turchia è pronta ad affrontare la propria storia ma che “non permetteremo che la nostra nazione sia insultata attraverso il passato, non permetteremo alla Turchia di essere ricattata attraverso controversie storiche”. Mentre il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha detto che gli oltre 100mila armeni che lavorano in Turchia non sono cittadini turchi e che “li potremmo espellere anche se ancora non lo abbiamo fatto”. In ballo c’è anche l’Europa: “Qualunque decisione prenda, mi entrerà da un orecchio e mi uscirà dall’altro”, così ha dichiarato Erdogan mentre il Parlamento europeo è impegnato a votare su una risoluzione per commemorare il centenario dell’inizio del genocidio in Armenia. Un testo che sostiene che per l’Europa i turchi ottomani commisero “un genocidio” contro gli armeni tra il 1915 e il 1917 e il Parlamento europeo chederà alla Turchia di “continuare nei suoi sforzi per il riconoscimento del genocidio armeno” e anche “l’apertura degli archivi per accettare il passato”. (Serena Marotta) 



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