Attacco senza conseguenze, per fortuna, al capo della Banca Centrale Europea, l’italiano Mario Draghi. Una manifestante durante la sua conferenza stampa ha scavalcato improvvisamente i microfoni dei giornalisti, e lanciando coriandoli, mentre urlava slogan (contro i banchieri mondiali) ha interrotto per qualche minuto i lavori. La giovane manifestante è subito stata placcata dalla sicurezza e la manifestazione è proseguita senza problemi. Draghi che ha manifestato qualche attimo di spavento, non ha riportato nessun danno fisico, e con la calma che lo contraddistingue, ha continuato l’esposizione del suo discorso, riuscendo anche a strappare qualche applauso tra i tanti giornalisti presenti. Non è comunque la prima volta che episodi del genere avvengono, anzi durante le conferenze stampa essi sono abbastanza frequenti. Quando sono messi in atto riescono a catalizzare l’attenzione dell’intero circuito internazionale, meritandosi le pagine di tutti i giornali. Una della più famose proteste negli ultimi anni, fu quella messa in atto nel 2008 dal giornalista Munta?ar al-Zaydi, l’uomo durante una conferenza stampa congiunta del presidente americano Bush insieme al presidente iracheno Nouri al Maliki, si tolse la scarpa e la lanciò verso l’uomo più protetto al mondo, beffando gli uomini della sicurezza. L’uomo fu arrestato e in seguito condannato a tre anni di reclusione, egli raggiunse però la notorietà in tutto il mondo. Il gesto che nel mondo islamico è uno dei peggiori insulti che si possa riservare al nemico, ebbe uno scalpore mondiale e fu seguito in seguito da molti manifestanti in ogni parte del mondo. Nell’ottobre del 2009, ad esempio, il lancio della scarpa, fu riservato ad uno dei più famosi banchieri mondiali, il direttore del Fondo monetario Internazionale (FMI). Dominique Strauss-Kahn stava presiedendo a Istanbul i lavori del Fondo Monetario, quando fu fatto oggetto di un lancio di scarpe da parte di alcuni studenti, prontamente bloccati e arrestati dalla polizia turca. L’episodio che forse ha rischiato di avere più conseguenze è quello che ha visto protagonista il presidente iraniano Ahmadinejad, al Cairo in Egitto. Nel 2013 Ahmadinejad fu fatto oggetto dello stesso trattamento (non era la prima volta comunque che era fatto oggetto di lancio di scarpe). La protesta ebbe un clamore internazionale allor quando la polizia egiziana si rifiutò di rendere note le generalità del manifestante, cosa questa che sollevò le proteste iraniane, e portò un problema diplomatico di ampia portata, risolto solamente con la difficile mediazione della lega araba. Un’altra famosa protesta ha interessato un ministro belga, correva il 2013 quando rea di una cattiva politica sull’immigrazione Maggie de Block fu fatta oggetto di un nutrito lancio di torte in faccia. Stessa sorte è stata riservata al capo dei banchieri svizzeri, durante una conferenza stampa, colpevole di non portare a termine un’adeguata informazione sul problema del signoraggio bancario. E per i tanti presidenti che sono stati bloccati da manifestazioni di protesta, spicca quanto accaduto a quello che potrebbe essere un futuro presidente. L’attuale candidata alla casa bianca Hilary Clinton è stata anche lei fatta oggetto di “ciabattate” mentre ricopriva il ruolo di segretario di stato americano e a Las Vegas stava tenendo una conferenza sul riciclaggio di preziosi. Non ha interessato né un capo di stato né un banchiere ma la protesta che ha riscosso più clamore negli ultimi tempi, è stata quella dei poliziotti americani di New York. Le giacche blu durante il funerale di un loro collega ucciso in uno scontro a fuoco (il poliziotto di origini spagnole Ramos) mentre il sindaco della città ( il democratico Bill De Biasio) stava tenendo un discorso, all’unisono si sono girati di spalle. La protesta ha raggiunto tutti gli angoli del mondo non tanto per la valenza delle ragioni (i poliziotti protestavano perché a loro dire la municipalità cittadina non aveva espresso loro adeguato supporto morale), quanto per l’unicità del gesto, messo in piedi in maniera spontanea e che ha colpito anche il vice presidente degli Stati Uniti d’America che partecipava alle esequie, in rappresentanza del Presidente Obama (che ha condannato fermamente il gesto).



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